Lo scandalo dell’università italo-bosniaca che si è scoperto che ha sfornato negli scorsi anni lauree fasulle a spesso anche all’insaputa degli studenti, è figlio del numero chiuso negli atenei pubblici, specialmente nelle facoltà di Medicina e chirurgia. Si accede da anni solo tramite test formulati con domande incomprensibili, se non talvolta assurde, alle quali numerosi docenti, alcuni per per loro stessa ammissione, non saprebbero rispondere.
Altri cattedratici, più riservati?, tramite una indagine che non ha alcun valore scientifico ma che noi abbiamo, come dire, condotto, pur non affermandolo… non saprebbero evadere positivamente i test. Tutto questo perché l’esame preliminare non serve a selezionare gli allievi ma a decimarli. Sono tanti, sono troppi e le Università non si sa dove debbono metterli. Eppure, un Paese civile e moderno, dovrebbe rallegrarsi al cospetto di così tanti giovani che vogliono studiare medicina (o quant’altro a numero chiuso) perché maggiori sono gli aspiranti dottori più fondata sarà l’eventualità che, fra loro, si nascondano i luminari del futuro in grado di migliorare la vita di tutti. Ma anche più semplicemente i dottori che ci accolgono nei pronto soccorso dove per carenza di medici adesso si attendono ore per una visita. E invece, il crescente numero di potenziali studenti universitari, viene trattato come un problema di ordine pubblico. Accade così da anni. Tempo in cui gli organizzatori privati dei corsi che preparano ai test sono diventati milionari, mentre i licei hanno perso valore dato che i ragazzi mentre studiano per la maturità, devono anche prepararsi per le selezioni universitarie. “Abolire il numero chiuso è impossibile se non si investe sugli atenei con nuove strutture e nuove cattedre”, lo ripetono i rettori, come una litania. Ma servirebbe uno sforzo maggiore da parte loro: dovrebbero, se ne hanno voglia, provare a pressare il governo e il Parlamento per imbastire una riforma credibile in grado di eliminare questo sistema che soffoca il futuro dei ragazzi e favorisce speculatori, avventurieri e truffatori. Si parla tanto di locali che mancano. L’Italia è piena di caserme dismesse. Hanno locali molto grandi e neppure tanto vecchi. I governi non ci investono, non hanno un piano per il loro utilizzo e infatti a poco a poco cadranno a pezzi.
Poi, senza polemica ma denunciando un dato storicamente accertabile, chi guida le università dovrebbe ricordare che da ragazzo non ha dovuto sostenere gli attuali esami di ammissione. Si è diplomato si è iscritto pagando le tasse e si è laureato semplicemente studiando e poi ha intrapreso la carriera universitaria. Magari avesse affrontato i test non li avrebbe superati e dunque, non sarebbe lì a governare il Sapere del Paese.