Minacciò un professore del Liceo Classico di Marsala, la Corte di Cassazione conferma la condanna nei confronti del dottore Gaspare Pumilia. Si è concluso definitivamente innanzi alla Corte di Appello di Roma, il processo penale per il reato di minaccia che vedeva imputato il professionista marsalese, ritenuto responsabile del reato di minaccia nei riguardi del professore Vincenzo Laudicina, all’epoca dei fatti docente presso il Liceo Classico di Marsala dove era dirigente la dottoressa Antonella Coppola, moglie di Pumilia.
Nei due precedenti procedimenti, mediante acquisizione di prove documentali e testimoniali e, principalmente, grazie ad una registrazione effettuata a mezzo di un telefono cellulare, è emerso che il professore Laudicina non solo non ebbe mai a pronunciare le frasi dal contenuto minaccioso, di cui era stato ingiustamente accusato dalla dirigente Coppola (e per cui c’era già stata una sentenza assolutoria con formula piena), ma che, al contrario, era stato Laudicina ad aver subito un’ingiusta minaccia (“stia attento … ti rompo il c…”, la frase rivolta al docente) da parte di Pumilia, assistito nelle varie fasi dei processi dagli avvocati Stefano Pellegrino e Antonio Salmieri (mentre il professore Laudicina è stato assistito dall’avvocato Gaetano Di Bartolo).
La Suprema Corte ha precisato che i motivi per cui l’imputato aveva proposto ricorso per Cassazione, a mezzo dei suoi difensori, “sono privi di specificità, perché meramente reiterativi di identiche doglianze proposte con i motivi di gravame, disattese nella sentenza impugnata con corretta motivazione in diritto e congrua e completa argomentazione in punto di fatto”. Pertanto, la Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso e condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro 3.000,00 a favore della Cassa delle Ammende.
“Rinnovo la mia fiducia nell’operato della Magistratura – commenta il professore Laudicina – purtroppo è doloroso dover assistere, di fronte ad una inequivocabile ricostruzione dei fatti, il tentativo, seppure contemplato dalla legge, di sperare che nei diversi gradi dei processi si potesse giungere ad una “ verità” diversa da quella inequivocabile ( mediante l’ascolto di un audio). Fa poi “specie“ che un dirigente scolastico possa chiedere l’intervento del proprio marito piuttosto che rivolgersi agli organi all’uopo deputati e anche che nessuno dei presenti abbia visto o sentito. Ritengo i risultati ottenuti non una vittoria personale ma quella di quanti combattono ogni forma di violenza in qualsiasi contesto e soprattutto in ambito educativo/scolastico e una sconfitta, qualora ci fossero stati, di quelli che, per paura o interesse, hanno tradito e tradiscono la loro funzione di educatori. Sono fiducioso altresì che la Magistratura possa anche sventare e condannare, qualora ci fossero stati, quegli “spettatori” ciechi, sordi e/o conniventi in questa vicenda che oltre al dovere legale/istituzionale avrebbero avuto il dovere morale di denunciare ogni forma di violenza” .
Condivido pienamente quanto detto dal Professore Laudicina a cui va la mia stima ed il mio pieno sostegno