Capaci di essere intransigenti

Vincenzo Figlioli

Punto Itaca

Capaci di essere intransigenti

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martedì 23 Maggio 2023 - 07:00

Il 23 maggio non potrà mai essere una giornata come le altre per i siciliani. Perchè ci sono date che rappresentano un bivio ben preciso, in cui decidere da che parte stare. Tanti siciliani, dopo la Strage di Capaci, decisero che era più il tempo di “farsi gli affari propri”, abbracciando l’impegno sociale e civile contro la mafia. Tanti altri, dopo l’emozione iniziale, tornarono alle loro vite, mostrando un’attenzione intermittente alla tematica mafiosa. Altri fecero finta di sposare un’idea di cambiamento che però mal si conciliava con le proprie abitudini, alternando il rispetto per la memoria delle vittime con il cinico realismo di chi riteneva che con la mafia si dovesse comunque convivere, secondo una discutibile idea di sviluppo economico. Altri ancora, si limitarono semplicemente ad aspettare che passasse la bufera per riprendere la vita di sempre, irrimediabilmente impastata di cultura clientelare e consenso mafioso sottotraccia.

Trent’anni dopo, il rischio è che la storia si ripeta, intorno a un’altra data – il 16 gennaio – destinata a rimanere nell’immaginario collettivo per la cattura di Matteo Messina Denaro, l’ultimo grande latitante rimasto in libertà dopo la stagione delle stragi. Negli ultimi quattro mesi abbiamo letto e ascoltato informazioni più o meno interessanti sulla sua rete di contatti, sui suoi affari, sul modo in cui trascorreva il tempo libero. Ma la sensazione è che, smaltita la sbornia dell’arresto, anche stavolta l’attenzione stia scemando. E invece, oggi più che mai, è il tempo di pretendere la verità su quello che è accaduto intorno alla provincia di Trapani negli ultimi 30 anni, con particolare riguardo alle complicità istituzionali che – al netto delle maestre-vivandiere o dei medici conniventi – hanno consentito al boss castelvetranese di agire indisturbato nel proprio territorio.

E’ tempo di pretendere una svolta autentica nel mondo politico, pretendendo che chiunque si candidi ad amministrare un Comune o a sedere nelle assemblee istituzionali (dal Consiglio comunale al Parlamento Europeo) dimostri nelle parole e nei fatti di non voler avere nulla a che fare con personaggi, partiti, movimenti o liste civiche che hanno alimentato il proprio patrimonio elettorale muovendosi in quella terra di mezzo in cui l’ambizione e la spregiudicatezza incontrano il crimine.

Ricordare oggi Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani, significa riappropriarsi di quella promessa di impegno parzialmente disattesa dopo il ’92. E chissà che, magari, ripulito l’agone politico da connivenze e ambiguità, l’ordinaria amministrazione, i lavori pubblici, la tutela dell’ambiente, l’erogazione dei servizi, il mercato ortofrutticolo e la gestione dei contenitori sportivi e culturali non comincino a funzionare diversamente…

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