Immigrazione e disumanità

Vincenzo Figlioli

Punto Itaca

Immigrazione e disumanità

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giovedì 02 Marzo 2023 - 06:45

Dall’Unità d’Italia ai giorni nostri, sono circa 31 milioni gli italiani emigrati all’estero. Una tendenza che prende piede a fine Ottocento e che prosegue tuttora. Attualmente sono quasi 6 milioni i nostri connazionale residenti al di fuori dei confini nazionali e proprio pensando a loro, nel 2001, il Parlamento votò una legge ad hoc per consentire agli italiani all’estero di partecipare alle elezioni politiche. A volere fortemente quella norma fu un uomo di destra, Mirko Tremaglia, che dedicò buona parte della propria vita politica a questa battaglia. Il diritto alla mobilità riconosciuto ai nostri connazionali, tuttavia, fatichiamo a riconoscerlo ai cittadini provenienti da altri Stati.

Dall’inizio degli anni ’90 in poi molti politici sono scivolati sul tema dell’immigrazione, assumendo posizioni di chiusura e intransigenza, ritenendole funzionali a un tornaconto elettorale. Nel ’99 Udc e An si trovavano d’accordo sulla possibilità di sparare agli scafisti che trasportavano i migranti sulle nostre coste, poi arrivarono i respingimenti del leghista Maroni e la chiusura dei porti voluta di Salvini ai tempi del primo governo Conte. Guardando ai propri predecessori, il Ministro Piantedosi si sarà detto che poteva anche osare un po’ di più, cominciando qualche mese fa con l’infelice utilizzo dell’espressione “carico residuale” (per definire gli uomini che non erano stati fatti sbarcare dopo un’operazione di salvataggio condotta davanti le coste catanesi dalla Sos Humanity).

Se le parole sono importanti, tuttavia, i fatti lo sono di più. E qualche giorno fa, più o meno consapevolmente, il Ministro Piantedosi ha lasciato che un barcone in balìa delle onde affondasse davanti alle coste calabre senza che nessuno andasse a prestare soccorso. Magari sarà stato un eccesso di ottimismo. O, forse, si sarà proprio pensato di “colpirne uno per educarne cento”. Del resto, l’ossessione contro le navi Ong che salvano le vite dei migranti in mare viene giustificata con l’idea che “più ne salviamo, più ne arrivano”. Per cui, il pensiero conseguente è che “meno ne salviamo, meno ne arrivano”. Lo stesso Piantedosi, in maniera indegna, a tragedia già avvenuta è arrivato a dire che “la disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo la vita dei propri figli”. Eppure è da anni che giornalisti, scrittori e associazioni impegnate sul campo spiegano che i migranti affrontano i rischi della traversata perchè, nonostante tutto, la ritengono meno rischiosa di una permanenza nel proprio Paese d’origine, vessato da guerre, persecuzioni, torture e stupri etnici.

Così, mentre da un lato ci impegniamo a esportare la democrazia con la Nato, mandiamo le nostre armi all’Ucraina per difendersi dall’invasione russa e ci indigniamo per le donne iraniane uccise, torturate o sfregiate dalla repressione degli ayatollah, dall’altro impediamo a chi vuole sfuggire alle continuate violazioni dei diritti umani di arrivare nella civile Italia. Dimenticando che la questione era già stata affrontata, definitivamente, dai nostri padri costituenti, quando al terzo comma dell’articolo 10 dei nostri Principi Fondamentali scrissero: “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge”. Ma forse Piantedosi non l’avrà ancora letto…

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Un commento

  1. vumbaca francesco 2 Marzo 2023 19:00

    Esprimo massimo cordoglio e dolore per le vittime di questa nuova tragedia. E si tratta di una vera tragedia perché vi sono esseri umani che hanno perso la vita (e forse in una certa misura, anche alcuni dei superstiti). Forse che se tutte le persone a bordo si fossero salvate lo si chiamerebbe “incidente” ? No, sarebbe sempre una tragedia!
    Perché è sempre una tragedia quando individui cinici e senza scrupoli lucrano e traggono profitto dallo stato di bisogno di altri esseri umani !
    Perché è sempre una tragedia quando chi è solo uno spettatore si erge a giudice dei fatti sputando accuse di responsabilità e colpevolezza senza ritegno su chi non la pensa come lui, sta lucrando per trarne benefici personali !
    Perché è sempre una tragedia quando noi tutti mettiamo a tacere la nostra coscienza defilandoci dalle nostre responsabilità per egoismi o interessi personali. Da esseri umani quali siamo non possiamo sfuggire al nostro dovere di contribuire alla ricerca di una soluzione al problema della migrazione che è sempre esistita, esiste e sempre esisterà, perché è parte della nostra natura.
    Migrare vuol dire spostarsi da un luogo che si conosce a un altro luogo ignoto, che rappresenta “la speranza di un futuro migliore”. Spostarsi implica un “viaggio” quasi sempre aleatorio, irto di insidie e rischi imprevisti che possono a volte trasformarsi in tragedie.
    Una via per contribuire alla riduzione del problema può essere quella di ridurre la natura aleatoria del viaggio, con l’informazione.
    Informare chi ha deciso di migrare in un altro paese del modo “giusto” per farlo, se può, spiegando le regole e le leggi del paese che si vuole raggiungere; ma se non dovesse essere possibile per qualunque ragione, informare mostrando i filmati delle tragedie e conseguenze drammatiche di chi si è affidato a quegli individui senza scrupoli, trafficanti di esseri umani.
    E chissà, forse si vedrebbero ridotte le partenze della disperazione!

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