Qualche settimana fa, il sindaco di Marsala Massimo Grillo, dopo aver partecipato ad una riunione con la Prefetta di Trapani Filippina Cocuzza, aveva preso alcune decisioni in merito al contrasto della microcriminalità nel territorio comunale lilybetano.
Tra le soluzioni intraprese c’era quello dei “controllori di quartiere”, i quali dovevano svolgere una sorta di controllo del territorio in materia di ordine pubblico, senza però, tuttavia e come specificato, senza intervenire direttamente ma segnalando alle autorità preposte come la necessità di un repentino intervento.
Qualche giorno dopo furono nominati tali controllori dei quartieri del territorio, senza però – a quasi un mese dalla loro nomina – conoscere come e quando tale servizio dovrà essere attivato.
All’improvviso, nella mattinata di oggi, 21 ottobre, giunge una nota indirizzata alla Prefetta di Trapani, al sindaco di Marsala e al Comandante della Polizia Municipale Vincenzo Menfi, a firma dei tre controllori di quartiere che erano stati nominati qualche settimana fa.
Riportiamo l’intera nota firmata dagli avvocati Ivana Milazzo, Valerio Vartolo e Giuseppe Cavasino.
“In merito alla nostra designazione a controllori di quartiere, nell’ambito dell’accordo di vicinato stipulato, d’intesa tra i comuni di Marsala e la Prefettura di Trapani, riteniamo doveroso esprimere quanto segue. Avevamo dato la nostra disponibilità al Comandante della Polizia Municipale dott. Menfi, verso cui nutriamo stima personale, spinti dalla convinzione che il ruolo assegnatoci prefigurasse – da parte nostra – un impegno – a titolo gratuito naturalmente – di carattere preventivo o per meglio dire di carattere culturale e cioè un ruolo che fosse in qualche modo simile a quello del difensore civico, se bene di una determinata area della città. Ritenevamo, evidentemente a torto, che con tale ruolo potessimo essere una sorta di raccordo fra le istituzioni e la cittadinanza intera, in ordine a problematiche di carattere generale che riguardassero i bisogni e le esigenze dei cittadini, in uno spirito di autentico servizio nell’esclusivo interesse della comunità. Nel corso della presentazione del progetto di venerdì 7 ottobre, è emerso che a noi veniva richiesto di controllare il vicinato e di fungere a sentinelle del territorio. E del tutto evidente che ciò per noi è del tutto inaccettabile e non certamente per una questione terminologica. Innanzitutto siamo perfettamente convinti che l’attività del territorio non possa mai, al di là delle migliori intenzione, essere demandata ai cittadini per la specificità dell’attività stessa. Ma soprattutto nonostante quanto precisato a nome di tutti noi dal collega Giuseppe Cavasino, il messaggio che è stato recepito dagli organi di stampa è quello che a noi è stato affidato il ruolo di controllori di vicini e di sentinelle del territorio. Inoltre riteniamo che un’attività così configurata sia contraria ed addirittura incompatibile con l’attività che svolgiamo quotidianamente come avvocati ai quali, oltre all’attività forense, è consentito svolgere soltanto attività di carattere scientifico, letterario, artistico e culturale. Per tutte queste ragioni, fermo restando che continueremo – come cittadini – a compiere fino in fondo il nostro dovere civico, che non ha bisogno di alcuna designazione – ovvero formalizzazione – riteniamo di non potere assumere ed accettare l’incarico fra l’altro – ad oggi – non formalizzato“.