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La maturità digitale paga

Le piccole e medie imprese italiane, con più del 40% del fatturato totale, rappresentano un pilastro dell’economia italiana. Durante la crisi del 2020 dovuta alla pandemia, il digitale ha rappresentato un’àncora di salvezza per molte imprese, spingendo forzatamente le PMI verso l’utilizzo di tecnologie digitali. Tuttavia, mentre l’88% degli imprenditori considera le innovazioni digitali come necessarie per lo sviluppo del proprio business, solo il 26% dimostra di avere una maturità digitale adeguata a competere sui mercati globali.

Ma cosa si intende per maturità digitale?

La maturità digitale è la capacità delle imprese di utilizzare la trasformazione digitale nel mondo a proprio vantaggio.

Per raggiungerla va introdotto in azienda un cambiamento complessivo di cultura per poter far fronte alla trasformazione digitale che richiede uno sviluppo in cinque fasi, partendo dall’analisi per passare alla selezione, ideazione e organizzazione e arrivare alla trasformazione. Appare chiaro che la trasformazione digitale non è una faccenda di breve durata e che per prendere sul serio il cambiamento digitale si deve, oltre che liberarsi da altri compiti, ricorrere a risorse esterne.

Ma la ricompensa vale davvero la fatica?

La risposta è decisamente sì. Uno studio, che ha coinvolto, nel mondo, più di 400 imprese e più di 450 manager di alto livello, condotto da Capgemini Consulting, leader mondiale nel supportare le aziende nella trasformazione digitale, e dal Center for Digital Business del MIT (Massachusetts Institute of Technology), ha dimostrato che le imprese più avanzate riguardo al cambiamento digitale potevano vantare un fatturato più elevato del 9% e un utile maggiore del 26% rispetto a quelle che non avevano ancora riconosciuto le opportunità della trasformazione digitale.

Mentre oltre oceano le imprese sono sempre più coinvolte nella trasformazione digitale in Europa e in Italia, come evidenziato dallo studio europeo “La trasformazione digitale dell’industria” prodotto dalla Roland Berger Strategy Consultants per la BDI (Associazione nazionale dell’industria tedesca), le imprese hanno un problema di consapevolezza e di affermazione. Invece di puntare sullo sviluppo di nuovi prodotti e interfacce con il cliente, una gran parte delle imprese vede l’obiettivo primario nell’aumento dell’efficienza e nella riduzione dei costi.

Com’è la situazione nella nostra impresa?

Per poter definire al meglio il processo di trasformazione è opportuno iniziare il percorso conoscendo il proprio livello di maturità digitale, in modo da rendere evidenti le aree che, in accordo con la strategia dell’azienda, richiederanno azioni di sviluppo.

Un primo strumento di indagine può essere un questionario che raccolga, in modo semplice ed intuitivo, i dati necessari. Ne sono un esempio il digital assessment “SELFI4.0” promosso dal Punto Impresa Digitale (PID) – una iniziativa delle Camere di Commercio e Unioncamere – o i progetti europei BIM4VET e BIMEET.

Il cambiamento diventerà una condizione normale, le aziende potranno superare questa sfida solo con organizzazioni agili e flessibili, con persone che prendono in proprio decisioni e si assumono responsabilità, che vedono vantaggi nella collaborazione con gli altri e nello scambio. Per essere competitivi e vincenti bisognerà lasciarsi alle spalle regole rigide e processi macchinosi.

Giuseppe Terzo Lo Parrino

Disruption” è una rubrica che parla d’informatica applicata in azienda, in negozio, nella vita quotidiana. Ma parla anche di cambiamenti e di differenti punti di vista. Perché, a volte, uno strumento utilizzato consapevolmente può fare la differenza. L’autore, Giuseppe Terzo Lo Parrino, CEO Dbway, da 34 anni si occupa di trasformazione digitale, prima all’estero poi in Italia. Come consulente la sua funzione è quella di integrare le diverse funzioni aziendali, verificare la qualità e individuare i punti di forza e debolezza, per raggiungere/seguire un unico obiettivo strategico.

Giuseppe Terzo Lo Parrino

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Tags: businessmaturità digitale