Categorie: BlogMammAvventura

Un libro per le mamme

Ormai è certo ed ufficiale: a luglio il mio MammAvventura diventerà un libro. Uno di quelli che quando li sfogli profumano di carta, di aspettative, di immagini su un’amaca, all’ombra di una palma, mentre sorseggi un succo di ananas ghiacciato e leggi qualcosa di leggero e non troppo impegnativo.
Insieme con il mio editor, lo sto rileggendo così tante volte quasi da conoscerlo a memoria. La cosa abbastanza stupida è che ogni volta che ne rileggo alcuni passi continuo a commuovermi.


Non è un sogno nel cassetto che si realizza. È piuttosto un traguardo che sto raggiungendo. Parlare di sogni sarebbe troppo romantico, per me. E poi nei miei cassetti ci trovi sempre tanti calzini, spaiati per giunta.
Chiara dice che dovremmo ordinare 200 copie soltanto per noi, da tenere a casa, in modo che lei possa scrivere diverse dediche e regalare qualche copia a chi le fa più simpatia. Io dico, invece, che dovremmo un attimo rivedere il discorso delle vendite e delle copie in omaggio.
Mi ha anche chiesto se la mamma di Davide, la zia di Carla e la sua maestra di matematica hanno anche loro scritto un libro. Anche qui, penso che dovremmo approfondire il discorso. Chè magari non tutti hanno sta voglia di mettersi lì, a scrivere un testo. Magari hanno solo voglia di leggerlo. O, più probabilmente, manco quello. E come dar loro torto.
Chiara mi ha anche detto che vuole scegliere la copertina insieme a me e che vorrà leggerne un paio di pagine la sera. Ma non di più, altrimenti finiamo subito di leggerlo e mi toccherà scriverne un altro.
Mi ha chiesto come mai avessi pensato di scrivere un libro. E io le ho rispsto che semplicemente mi è venuto “naturale”. Come se scrivere fosse l’attività che meglio rappresenta la mia persona. Un po’ come per lei saltare o cantare a ripetizione sempre la stessa canzone.
Mi ha chiesto di cosa parla. Le ho detto che parla di lei, di Nina, della nostra vita insieme e della mia avventura di mamma. È rimasta qualche minuto in silenzio. Poi mi ha domandato se avessi anche raccontato del suo nuovo portachiavi di Huggy Waggy, che ha comprato con il papà, contro la mia volontà e, praticamente, di nascosto a me. Le ho risposto che no, non ho scritto nulla al riguardo. Anche se non ero d’accordo sull’acquisto di sto pupazzo con i denti aguzzi.


Insomma, alla fine, non sembra aver ben capito di cosa parlerà questo libro. Il guaio è che Chiara adesso ha sei anni. E presto questo libro lo leggerà in autonomia. Scoprirà quello ho che ho raccontato da quando é nata e tutte quelle sensazioni che in questi anni ho custodito dentro di me e, ammettiamolo, ho anche spiattellato un po’ in giro con gli altri.
Forse si arrabbierà. Ma le spiegherò che, in fondo, è la mia eredità. È quello che un giorno lascerò qui, a lei e a sua sorella. E a tutte le mamme che, come me, ogni tanto si sentono stanche, senza forze, come se non potessero farcela. E poi, alla fine, ce la fanno sempre.

Michela Albertini

Condividi