L’ex sindaco Alberto Di Girolamo interviene nuovamente sulla questione dell’acqua a Marsala. Sono ormai due settimane che l’amministrazione Grillo ha disposto il divieto di utilizzo delle risorse idriche comunali per uso alimentare a causa dell’eccessiva presenza di nitrati. L’ex primo cittadino evidenzia, a riguardo, che “non si sa ancora se tutto il territorio, da sud a nord passando dal centro, ha veramente valori elevati oppure se sono interessate soltanto alcune zone e non se ne sa eventualmente nemmeno la causa”. Poi si chiede: “Il sindaco aveva promesso anche dei punti di approvvigionamento sicuri e delle autobotti per portare l’acqua alle famiglie e ai servizi commerciali che ne fanno tanto uso (ristoranti, pizzerie, panifici, mense e potremmo continuare). Dove sono? L’acqua è un bene troppo prezioso per essere trattata in questo modo. Quanti danni economici per i cittadini e di immagine per la città? Quante persone che avrebbero potuto utilizzarla tranquillamente perché magari nella propria zona di residenza i valori sono entro i limiti non l’hanno potuto fare?”.
Secondo Di Girolamo, l’amministrazione sta affrontando la delicata vicenda “con promesse quantomeno superficiali, tipo portare l’acqua della condotta di Birgi ai pozzi della zona sud della città, cioè a decine di chilometri, per miscelarla e far ridurre il valore dei nitrati, come se i pozzi fossero a pochi metri di distanza e come se si potesse prelevare dalla condotta di Birgi 25/50 litri di acqua al minuto, quando invece ne passano appena 20/25 litri per Favignana e per adesso ne arrivano 4/5 per Birgi”. Per Di Girolamo è arrivato il momento che “i cittadini sappiamo i valori degli esami e non solo dei nitrati, di ogni strada, quartiere e contrada”. “Non si può continuare a costringere tutta la popolazione a comprare acqua minerale anche per preparare gli alimenti o a comprare depuratori. Non si possono promettere soluzioni irrealizzabili o realizzabili nel futuro lontano. È troppo semplicistico vietare l’uso dell’acqua potabile per tutta la cittadinanza. È compito del sindaco fare delle ordinanze, ma poiché in un paese democratico non è il padrone, è bene che altri intervengano, se necessario anche il ministero dell’interno, per fargli correggere gli errori a danno della collettività. L’acqua è un bene di prima necessità e i cittadini non ne possono essere privati”.