Mamma: “Dimmi perché piangi?”
Chiara: “Di felicità”
M.: “E perché non mangi?”
C: “Ora non mi va. E così son due anni che mi stressa ogni mattina. Dice che lo fa per noi e alle cinque è già in cucinache prepara non so cosa gli dirà quella sua testa”
M.: “La pappa pappa col pomo-pomo-pomo- pomoodoro. Viva la pappa pappa che è un capo-po-po-po-po-lavoro”
C.: “A mia mi piace a nutella, o gelato ca panna e merendine in quantità”
M.: “E’ perché amiamo quello che fa male, quello che fa bene lo lasciamo andare. Sono le tagliatelle di nonna Pina, un misto di energia, effetto vitamina.”
C.: “Che cosa sei, che cosa sei, che cosa sei. Non cambi mai, non cambi mai, non cambi mai.”
M.: “Chiamami tormento dai. Non fà la stupida, stasera”.
C.: “Caramelle, non ne voglio più”.
M.: “Ma lo sai almeno che cosa vuoi. Che cosa vuoi da me?”
C.: “Voglio una vita spericolata, voglio una di quelle vite fatte, fatte così. Voglio una vita che se ne frega, che se ne frega di tutto sì”.
M.: “T’ho viziata, coccolata. Latte, burro, marmellata. Eri piccola, piccola, piccola, così! Ora che fai, cerchi una scusa? Se vuoi andare, vai!”
C.: “Ma con te, ogni volta è così, ogni volta è normale. Non c’è niente da dire, niente da fare”.
M.: “Cosa vuoi che sia? Passa tutto quanto, solo un po’ di tempo e ci riderai su”.
C.: “Tutt e juorn è sem a stessa storj, mamma nun me vo fa mangià. L’insalatina non mi piace. A me me piac a nutell, o panino e poerchett e e zeppel e panzarott e vulisse ittà? Quando la vita era più facile e si potevano mangiare anche le fragole. Buoni da mangiare, buoni da seccare. Da farci il sugo quando viene Natale.”
M. “E poi, e poi, e poi sarà come morire. Non mi passa il mal di stomaco. Certi fatti mi danno al vo-vomito”
C.: “Che dovrei fare, eh?”
M.: “Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte. Tutti frutti. Banane e lamponi”
C.: “La terra dei cachi.”
M.: “Spaghetti, pollo, insalatina e una tazzina di caffè a malapena riesco a mandar giù. Puoi dir di sì, puoi dir di no, ma questa è la vita.”
C.: “Guarda che non sono una bambola. Io in tutto quel che faccio ci metto l’anima. E mangio troppa cioccolata. Gelato al cioccolato, dolce un po’ salato. Cacao meravigliao, che meraviglia sto cacao meravigliao.”
M.: “Non fare così. Prepariamoci un caffè, non rechiamoci al caffè. Na tazzulella di caffè”
C.: “7000 caffè li ho già presi perché. Il caffè della Peppina non si beve alla mattina, né col latte né col the ma perché, perché, perché?”
M.: “Ma cosa hai messo nel caffè che ho bevuto su da te, c’è qualche cosa di diverso adesso in me”
C.: “Ah che bellu cafè. Pure in carcere o sanno fa. Basta un po’ di zucchero e la pillola, va giù la pillola, va giù la pillola. Mangio chili di marmellata. Quella che mi nascondevi tu. L’ho trovata.
M.: “Birichino, birichino quante marachelle fai. Che taggia dì? Che taggia fa? Un te reggo chiù”.