L’Ato idrico trapanese dice no a Siciliacque. Rizzo: “La Regione colmi il vuoto legislativo”

redazione

L’Ato idrico trapanese dice no a Siciliacque. Rizzo: “La Regione colmi il vuoto legislativo”

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giovedì 22 Luglio 2021 - 13:38

L’Assemblea territoriale idrica ha deliberato che la Regione provveda ad individuare il gestore unico per il sistema idrico integrato in prosecuzione alla gestione ex Eas. Nel rispetto delle sentenze della Corte Costituzionale e del Tar, l’assemblea ha deciso di non accogliere la proposta del Governo regionale che aveva chiesto di autorizzare Siciliacque Spa ad essere gestore unico per i prossimi tre anni. Sulla vicenda era intervenuto anche il Forum Acqua e Beni Comuni, che aveva sollecitato gli amministratori del trapanese a cercare soluzioni diverse, rispetto a quella prospettata dal governo Musumeci.

“I sindaci dei 17 Comuni componenti l’Ati idrico – scrive il presidente Nicolò Rizzo, primo cittadino di Castellammare del Golfo – manifestano grande difficoltà ed amarezza e chiedono ancora una volta alla Regione di intervenire per risolvere la questione della vacatio legislativa sulla gestione delle reti idriche e provvedere immediatamente perché Siciliacque, che fornisce l’acqua in molti Comuni, aumenti i quantitativi di acqua erogati in questo periodo estivo quando l’aumento del fabbisogno determina uno stato di grave crisi idrica e se non ci saranno interventi in tempi strettissimi, i Comuni porteranno avanti altre azioni atte a tutelare i cittadini”.

Dell’ambito territoriale idrico di Trapani fanno parte 17 Comuni serviti dall’Eas, l’ente acquedotti siciliani in liquidazione dal 2004: Alcamo, Buseto Palizzolo, Castellammare del Golfo, Custonaci, Erice, Gibellina, Castelvetrano, Paceco, Partanna, Poggioreale, Salaparuta, Salemi, Santa Ninfa, San Vito lo Capo, Valderice, Vita e le Isole Egadi.

«Come segnalato da più Comuni, i quantitativi d’acqua erogati da Siciliacque sono addirittura dimezzati rispetto all’inverno. Ci sono Comuni in gravissima difficoltà e abbiamo chiesto alla prefettura, che ringraziamo per la costante disponibilità, di sensibilizzare il dipartimento regionale. Già a gennaio 2021, quali Comuni componenti l’Ati idrico, avevamo diffidato la Regione affinché si adoperasse perché la vacatio normativa venisse colmata con urgenza» afferma il presidente dell’Ati idrico, il sindaco Nicolò Rizzo, che prosegue: «L’Assemblea territoriale idrica ha sempre affrontato il problema riguardante i Comuni ex EAS, operando con azioni dirette nei confronti del Governo Regionale e del dipartimento acque e rifiuti; sentenze del TAR hanno riconosciuto la validità di quanto fatto per tutelare enti pubblici e comunità. A fine 2020 la Corte Costituzionale ha disposto che il Governo Regionale intervenisse a colmare la vacatio legislativa venutasi a creare per il fatto che la legge di riferimento non era costituzionalmente corretta. Sono passati diversi mesi, ATI ha diffidato la Regione ad intervenire sulla delicata questione e solo da pochi giorni l’Assessore Regionale ha inviato una nota da parere dell’ufficio legale della Regione Siciliana, chiedendo all’Assemblea di autorizzare il Governo Regionale ad un affidamento temporaneo a Siciliacque della gestione idrica dei Comuni ex EAS».

«Siamo in attesa di una soluzione che possa essere quanto più celere possibile nell’interesse dei Comuni dell’Ati idrico -prosegue il presidente dell’Ati idrico, Nicolò Rizzo – anche perché, rispetto alla proposta della regione di autorizzare a Siciliacque la gestione per i prossimi tre anni, si creerebbe un ulteriore problema legislativo: i Comuni che non erano serviti da Eas avrebbero un gestore unico per il sistema idrico e fognario individuato con bando di evidenza pubblica, mentre gli ex comuni Eas dovrebbero così essere gestisti da Siciliacque per quel che riguarda l’uso civile e dal gestore unico individuato, invece, per il sistema fognario. Cerchiamo di dare soluzioni concrete ed attuabili ai cittadini e attendiamo che la Regione, nel rispetto delle sentenze del TAR e della Corte Costituzionale, provveda a colmare, in maniera urgente, il vuoto legislativo venutosi a creare sulla gestione idrica».

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