Contagi in aumento e allarme sociale a Marsala, don Renda: “Chiediamo attenzione alle istituzioni”

Vincenzo Figlioli

Contagi in aumento e allarme sociale a Marsala, don Renda: “Chiediamo attenzione alle istituzioni”

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mercoledì 20 Gennaio 2021 - 06:55

La celebrazione della festa della patrona di Marsala senza processione è stata l’inevitabile conseguenza di una fase molto delicata che la comunità lilybetana sta vivendo, con l’istituzione della zona rossa in tutta la Sicilia e il record di contagi in città. Don Marco Renda, da arciprete della Chiesa Madre, si è ritrovato in questi mesi ad accogliere le inquietudini di tanti cittadini e dar loro conforto. Dovrà necessariamente farlo anche nelle prossime settimane, nell’attesa che il calo dei contagi e la campagna vaccinale possano aiutare a guardare con maggiore speranza il futuro.

Negli anni scorsi, in queste ore, i marsalesi si riversavano per le vie del centro per celebrare la Madonna della Cava. Quest’anno, la pandemia ha condizionato anche questo tradizionale rito. Che messaggio si sente di rivolgere alla comunità lilibetana?

La mancanza della tradizionale processione non ha fatto venir meno la devozione dei marsalesi alla Madonna della Cava. La devozione si esprime richiedendo a Maria protezione in questo momento difficile, in cui si sente il bisogno di affidarsi a Lei come Madre. Per il resto, le celebrazioni non sono mancate.

Dal suo punto di osservazione come ritiene che i marsalesi abbiano vissuto la pandemia?

Credo che, tutto sommato, Marsala abbia affrontato bene la pandemia. Intanto con una risposta nel segno della solidarietà, donando il necessario a chi è stato messo maggiormente alle strette. Ma anche nel rispetto delle restrizioni, in linea di massima, ho visto una buona attenzione. E questo vale anche per la partecipazione al culto nelle chiese, dove le norme sono state rispettate con grande precisione.

In provincia di Trapani, ci sono stati alcuni contagi anche tra i sacerdoti. A Marsala com’è andata? Si è parlato tanto di un focolaio intorno al Santuario di Birgi…

A Marsala e nella Diocesi di Mazara nessun sacerdote è stato contagiato. La vicenda di Birgi è avvenuta al di fuori del Santuario, in seguito all’arrivo di ospiti presso l’abitazione di una signora laica che abita nelle vicinanze. Dopo di che, si sono verificati altri contagi e molti si sono messi in isolamento.

L’arciprete della Chiesa Madre è, tradizionalmente, un punto di riferimento per la comunità. In tanti si saranno avvicinati a lei per un conforto: in questi lunghi mesi ha visto aumentare lo scoramento?

Più che lo scoramento, ho visto intensificarsi la necessità della preghiera. Ascoltando qualche fedele contagiato dal Coronavirus ho notato una grande richiesta della presenza di Dio.

Avete già avuto indicazioni sulle festività pasquali?

Aspettiamo, ancora è prematuro. Certo, è difficile immaginare processioni o manifestazioni pubbliche. Speriamo, tuttavia, che gli altri riti della Settimana Santa possano svolgersi in presenza.

In questi giorni, un sacerdote è stato aggredito e derubato a Marsala. C’è il fondato timore che l’aumento dei contagi (e delle restrizioni) possa anche far crescere l’allarme sociale. Come si affronta questo rischio?

Serve molta attenzione da parte di tutti, a partire dalle istituzioni. Come Chiesa cerchiamo di fare la nostra parte per i bisogni immediati, ma anche le nostre risorse sono sempre più limitate. E’ importante che le istituzioni vigilino con attenzione sulle situazioni di maggiore disagio. Cercheremo di sollecitare tutto questo e di farcene portavoce.

Anziani e giovani, per motivi diversi, hanno sofferto molto la pandemia. I primi sono quelli che più hanno accusato l’isolamento, gli altri si sono ritrovati a fare i conti con sacrifici e rinunce che non erano assolutamente messi in conto. Cosa avete pensato per loro?

I giovani sono per certi versi privilegiati, perchè sono più a loro agio con il mondo dei social e abbiamo continuato a comunicare con loro attraverso questo tipo di canali. Gli anziani sono quelli che hanno sofferto di più la solitudine. Abbiamo cercato di non fare mancare la nostra presenza, attraverso le conversazioni telefoniche, per far capire che non sono stati dimenticati e abbiamo visto che ne sono stati molto contenti.

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