Scrive Enrico Alagna sul Coronavirus e gli accessi al Pronto Soccorso

redazione

Scrive Enrico Alagna sul Coronavirus e gli accessi al Pronto Soccorso

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giovedì 27 Febbraio 2020 - 13:06

Sottopongo all’attenzione dei colleghi e degli amici una considerazione fatta con alcuni colleghi esperti di Sanità Pubblica, dopo diversi giorni di monitoraggio del flusso EMUR, ovvero il sistema informativo per il monitoraggio dell’assistenza in Emergenza-Urgenza (EMUR), che mira a supportare il coordinamento integrato dei servizi svolti sul territorio dal Sistema 118 e nell’ambito ospedaliero dal Pronto Soccorso, e a favorire una sempre maggiore tempestività ed efficacia dell’intervento, oltre a garantire la continuità assistenziale delle cure a beneficio dell’assistito.

Da giorni guardo, a determinate ore del giorno, gli accessi ai PS delle tre maggiori aziende ospedaliere dell’Area Metropolitana di Palermo: quello che ne deduco è che la “psicosi” da coronavirus ha determinato (non posso affermarlo con esattezza) una diminuzione degli accessi ai PS delle aziende Villa Sofia-Cervello, ARNAS Civico, AOUP P.Giaccone.

Spesso i cittadini si rendono protagonisti di manifestazioni di oltraggio ai camici bianchi, di atti di violenza ai danni degli operatori sanitari (medici e infermieri, operatori), per non parlare poi delle fake news che girano sulla professionalità e sull’onorabilità degli stessi colleghi che, da giorni, non badano a turni, ad affetti e lavorano ininterrottamente, di concerto con i volontari, per assicurare alla collettività un adeguato supporto medico-sanitario.

Spesso i pazienti rimproverano la classe medica perché non si sentono considerati o ascoltati; ma Chi si è mai realmente messo nei panni di un operatore sanitario che, spesso, agisce nel solo interesse del cittadino, dovendo però fare i conti con le criticità imposte dal SSN e con la mancanza di ricambio del personale? Chi si è mai posto il problema di come la categoria dei camici bianchi viva le giornate di lavoro, anche nei PS, diventati luoghi di tensione, di turbamento, di esplosione emotiva?

Talvolta il paziente è costretto a recarsi altrove o ad attendere giorni interi nelle corsie dei pronto soccorsi.
Mi sono sempre chiesto quale fosse l’anello deficitario di questa strana catena di montaggio.

Oggi, in seguito al monitoraggio degli accessi nei giorni in cui vi sono stati due casi positivi al coronavirus nel capoluogo siciliano, mi sento di affermare che, FORSE, la popolazione ha risposto bene alle linee guida istituite dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e dal Ministero della Salute, in cui era vivamente sconsigliato di recarsi nei PS, a meno che non vi fosse REALMENTE un’URGENZA.

Perché, mi chiedo, questo non è fattibile in situazioni di normalità? Perché di solito il paziente preferisce recarsi nei PS determinando un sovraffollamento piuttosto che recarsi in guardia medica o dal Medico di Famiglia, o presso le ASP di riferimento o, più semplicemente, attendere e monitorare la situazione?

In questa situazione, di allerta, capiamo che se andassimo nei PS solamente quando strettamente necessario, potremmo apprezzare le tante professionalità che vi lavorano e vantare ancora, nonostante tutte le criticità, uno tra i Sistemi Sanitari Nazionali più performanti al mondo.

Rivolgo, dunque, la mia più sincera gratitudine ai medici che da sempre assicurano la continuità assistenziale, ai tanti medici di famiglia, ai medici delle ASP, al personale infermieristico, ai paramedici, ai soccorritori che, normalmente e in queste ore di panico, sono protagonisti di consigli preziosi dati alla cittadinanza e ruote essenziali di un ingranaggio sanitario all’avanguardia.

Ringrazio i colleghi ospedalieri che, in queste giornate, non curanti delle eccessive ore lavorative, hanno affrontato e affrontano l’emergenza con estrema pacatezza e abnegazione.

Mi auguro che da questa esperienza impariamo a fare squadra tutti insieme: Medici, Infermieri e Cittadini. Spero che i cittadini imparino a individuare il vero nemico nella malattia Non nei camici bianchi.

Concludo questa mia riflessione ricordandovi ancora che nel caso aveste avuto contatti con persone provenienti dalla Cina o dalle Red Zone e manifestaste anche voi sintomi quali tosse, febbre, disturbi respiratori, bisogna contattare i seguenti numeri: 112 – 1500 – 800458787 (in Sicilia) e, soprattutto, seguire le norme preventive contenute nel decalogo dell’ISS e del Ministero della Salute.

Enrico Alagna

Medico in Formazione Specialistica in Igiene e Medicina Preventiva

Università degli Studi di Palermo

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