Un quadro nel segno della stagnazione economico-produttiva che mortifica le aspettative della popolazione giovanile e rende fertile il terreno alle consorterie criminali. Questo l’inquietante quadro tracciato, per quanto riguarda la Sicilia, dalla Direzione Investigativa Antimafia nella relazione sul primo semestre 2019, resa nota in queste ore. Nel capitolo dedicato alla criminalità organizzata siciliana si si segnala un rafforzamento dei rapporti tra esponenti di alcune famiglie storiche di Cosa nostra palermitana, i cosiddetti “scappati”, con la Cosa nostra americana. Sul fronte interno, si registra uno scenario mafioso caratterizzato da un impellente bisogno di un nuovo assetto e di risolvere l’annosa questione della leadership, mai effettivamente definita dopo gli arresti dei boss corleonesi. Nel trapanese, nonostante la lunga latitanza. Matteo Messina Denaro rimane il principale riferimento territoriale per le questioni di maggiore interesse. Si legge nella relazione della Dia: “Benchè il boss continui a beneficiare di un diffuso sentimento di fedeltà da parte di molti membri dell’organizzazione mafiosa trapanese, non mancano segnali di insofferenza da parte di alcuni affiliati per una gestione di comando difficoltosa per via della latitanza che tende a riverberarsi negativamente tralasciando le questioni importanti per gli affari dell’organizzazione. Anche nel trapanese, Cosa nostra risente della crisi di liquidità e della difficoltà di comunicazione interna tra affiliati. A ciò si aggiunge il progressivo indebolimento causato dall’attività di contrasto degli apparati investigativi, anche in termini di sequestri. Basti pensare al valore – miliardario – dei patrimoni sequestrati e confiscati nel corso degli anni ai soggetti in rapporti con Messina Denaro ed operanti nei più svariati settori imprenditoriali: dall’edilizia alle energie rinnovabili, dalla grande distribuzione alimentare al comparto turistico-alberghiero e agli investimenti immobiliari (anche attraverso le aste giudiziarie), dal settore d’investimento nelle opere d’arte a quello dei giochi e delle scommesse on line. Capitali illeciti che mostrano la capacità di penetrazione economica e l’affarismo di cui il boss è stato capace nel tempo”. Nonostante non poche criticità, dalla relazione della Dia emerge come Cosa nostra continui ad essere vitale, esercitando un capillare controllo del territorio, attraverso anche pressioni estorsive, accompagnate da danneggiamenti e atti intimidatori di vario genere, in danno delle attività commerciali. La mafia trapanese conferma inoltre la propria forte propensione affaristica e la capacità di infiltrarsi in numerosi settori d’impresa: dal traffico di stupefacenti, alle energie rinnovabile fino alle scommesse on line. Rispetto agli altri mandamenti, quello di Mazara (che comprende anche Marsala e Petrosino) appare in una fase diversa, per certi versi più “liquida” e non priva di tensioni, come era emerso nel 2018 anche con le operazioni Anno Zero ed Eris. Da segnalare inoltre un lungo riferimento all’operazione Scrigno, che lo scorso marzo scosse la comunità trapanese, coinvolgendo anche un pezzo da 90 della politica locale come l’ex deputato regionale Paolo Ruggirello, definito “uomo di riferimento delle famiglie mafiose della provincia”.
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