L’Istituto Tecnico Commerciale “G. Garibaldi” di Marsala, tra le tante iniziative, ha dato vita alla manifestazione “Nativi Digitali”. L’espressione è stata coniata per la prima volta dallo studioso Marc Prensky nel 2001 che spiegò come i problemi educativi sorti negli ultimi anni nell’istruzione pubblica erano dovuti a una arretratezza della scuola. La scuola, infatti, era distante dalle nuove modalità di apprendimento. La differenza tra chi appartiene all’era Gutenberg e chi appartiene all’era internet è abissale: le nuove tecnologie hanno cambiato il modo di comunicare e imparare dei giovani d’oggi. Essi hanno un modo di interfacciarsi pluridirezionale, possono eseguire più cose contemporaneamente. Spesso in loro si verifica il “trascinamento digitale” nei confronti dei genitori: le persone “contagiate” dalla tecnologia vengono definiti “immigranti digitali”. Un’epoca che ha avuto inizio nel 2000 e che si sta completando nell’ultimo periodo con la diffusione di smartphone e Social Network.
Nel corso di un evento rivolto agli studenti presso il Cinema Centrale di Marsala, il professore Giuseppe Iannarino ha affrontato il problema di linguaggio con gli studenti: “I ragazzi oggi apprendono in maniera più efficiente e la scuola è essenziale per insegnare l’uso corretto della tecnologia. E’ importante rivolgersi agli studenti attraverso una scelta di pratiche didattiche coerenti con i modelli della società digitale”.
La dirigente dell’ITET Loana Giacalone ha poi affrontato il tema dei finanziamenti a pioggia pervenuti alle scuole per essere investiti nelle tecnologie digitali e nel Piano nazionale scuola digitale, il documento di indirizzo del Ministero dell’Istruzione per il lancio di una strategia di innovazione della scuola italiana. Al termine dell’incontro, l’attrice e regista marsalese Elena Pistillo ha presentato il suo cortometraggio “Nativi Digitali” che narra la vita scolastica dei giovani di oggi legata all’uso smisurato del cellulare. “Un giorno siamo andati a fare una escursione in un paese di campagna dove non c’era “campo” – racconta la Pistillo -. All’inizio questo ha causato ansia presso i ragazzi ma si è rilevato un’occasione per parlare,comunicare, ascoltare”.