Portare la cultura fuori dalle aule, dalle accademie, dai salotti. E sistemarla comodamente sulle gambe di giovani che raccontano la loro città. In maniera facile e smart. La tredicesima edizione de Le Vie dei Tesori dedicata all’assessore ed archeologo Sebastiano Tusa – chiude sfiorando i 404 mila visitatori: 272 mila a Palermo – ancora in crescita rispetto allo scorso anno – quasi 26 mila a Catania (messa a dura prova dal maltempo), oltre 24 mila nel Ragusano, oltre 77 mila nelle altre dieci città siciliane alla fine di settembre (Trapani, Marsala, Sciacca, Sambuca di Sicilia, Naro, Caltanissetta, Messina, Acireale, Siracusa, Noto); e 4200 a Mantova, dove il festival è ritornato per un’edizione “gioiello” che ha ospitato la riapertura (molto attesa) del palazzo del Podestà. Un festival, costruito da un gruppo di giornalisti e di operatori culturali, che fa del racconto la sua chiave vincente e che trasforma le città in grandi laboratori collettivi di narrazione. I luoghi vengono illustrati tra curiosità e segreti. Strategico il ruolo del web, visto che tra portale e magazine, i numeri parlano di un pubblico di quasi 400 mila utenti unici e cinque milioni e mezzo di pagine viste. Ma quel che risulta molto interessante è l’indice di gradimento che supera il 91 per cento – quasi la totalità quindi -, i turisti che non soltanto dicono di tornare ma chiedono che il festival venga ripetuto durante l’anno.
“Con Le Vie dei Tesori continua l’effetto contaminazione di Palermo sul resto della Sicilia – dice il sindaco Leoluca Orlando alla conferenza stampa di chiusura della manifestazione all’Arsenale della Marina Regia, una delle “case” di Sebastiano Tusa – Veniamo da un passato ormai lontano, in cui questo effetto era negativo, ma da alcuni anni il “contagio” è positivo. E riguarda non solo la Sicilia ma l’Italia: questa la più grande manifestazione per la valorizzazione dei beni culturali del Paese”. “Questo Festival è diventato una leva possibile dell’economia della felicità – interviene l’assessore regionale all’Istruzione Roberto Lagalla – Sappiamo bene che quanto stiamo discutendo oggi è già archiviato dagli organizzatori che al loro tavolo di lavoro già ragionano sulla prossima edizione. Qui vincono tutti: i giovani, i visitatori, e le istituzioni che concorrono al progetto”. Un festival che riesce a raccontare la Sicilia. “Ogni provincia dell’isola ha potuto beneficiare dell’effetto Le Vie dei Tesori, che ha trasformato il territorio in un unico museo diffuso” gli fa eco Raoul Russo, a nome dell’Assessorato regionale al Turismo. Per il direttore del SiMuA, Paolo Inglese: “Le Vie dei Tesori sta “educando” il sistema istituzionale dei Beni culturali ad essere meno ingessato e più aperto e collaborativo”. Per la soprintendente ai Beni culturali Lina Bellanca “Il festival riesce a far “parlare” i luoghi dove il pubblico si riversa. Anche lontani dal centro come può essere Maredolce”. Il successo della Chiesa e del Monastero di Santa Caterina – in assoluto i più visitati a Palermo – secondo il direttore dell’ufficio Beni culturali della Diocesi, padre Giuseppe Bucaro – si deve anche alle guide preparatissime: giovani che hanno voglia di partecipare e mettersi in gioco per la loro città”. Una novità apprezzata dai visitatori anche la sede del Provveditorato alle Opere Pubbliche, come spiega il provveditore Gianluca Ievolella, “è la prima volta che apriamo il palazzo, ma questa manifestazione ci ha ripagato dell’impegno”.
Un grande successo per Le Vie dei Tesori che ha chiuso l’edizione delle prime dieci città siciliane – Trapani, Marsala, Naro, Sciacca, Sambuca, Caltanissetta, Noto, Siracusa, Acireale e Messina – con 77.368 presenze. La città più visitata in assoluto è dunque TRAPANI che chiude questa sua seconda partecipazione al festival a 16.506 presenze, mille in più dello scorso anno: i siti più amati sono la Torre della Colombaia (1829 presenze); seguita da palazzo Milo Pappalardo, molto frequentato in tutti e tre i finesettimana con 1716 e il campanile e il chiostro di San Domenico (1086). Molto apprezzato il programma KIDS (Trapani è l’unica tra le dieci città ad averlo proposto, e i laboratori per le scuole). I coupon erano validi anche per la vicina Marsala, e viceversa. Seconda città Messina, che conta 11.086 visitatori: tra i siti più amati ci sono Forte San Salvatore (1256), da cui si vede tutto lo Stretto, e il Sacrario di Cristo Re (993), ma sono state un vero exploit le visite all’elegante Villa Maria, che ha aperto solo un weekend (687); come la Prefettura aperta eccezionalmente, dove hanno fatto le code anche i messinesi e ha chiuso a ben 629 appassionati. Distanziata di pochissimo, e in netta crescita rispetto alla scorsa edizione, è Caltanissetta: i suoi 10.566 visitatori hanno preferito in assoluto Villa Testasecca, che ha aperto per soli due weekend ma ha registrato le code più lunghe dell’intera edizione, quasi 2000 presenze. Secondo posto per il Museo e stabilimento di produzione Averna (1166), per scoprire i segreti dell’elisir dei monaci diventato un amaro di successo; e Villa Grazia, con 891 visitatori accolti da un inedito cantastorie. Molto amati anche gli inediti percorsi attraverso le tombe monumentali del cimitero degli Angeli.
Come è ormai un’abitudine da due edizioni il festival chiede ai suoi follower di votare on line (entro il 30 novembre su www.leviedeitesori.it) per scegliere i tre tesori da restaurare. A Palermo, “concorrono” le due imponenti sfingi settecentesche in pietra di Billiemi, all’entrata del Gymnasium dell’Orto Botanico; e l’antica porta della città, conservata nei magazzini della Soprintendenza. Catania propone il portale ligneo settecentesco interno della chiesa di san Benedetto; all’Inda di Siracusa in lizza l’affresco di Amorelli a Palazzo Greco e dieci manifesti delle tragedie realizzati tra gli anni ’50 e ’60. Gli ultimi due “candidati” arrivano da Marsala – la cupola del famoso campanile del Carmine, uno dei siti più curiosi aperto dal festival, per sole due persone alla volta – e, da Trapani, un olio su tavola conservato nella Cappella della Mortificazione.