E’ stato condannato a nove anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa il re dell’eolico Vito Nicastri. Di fatto per l’imprenditore alcamese si tratta della prima condanna per mafia. La sentenza del gup di di Palermo Filippo Lo Presti (che ha condannato a nove anni anche il fratello Roberto per il medesimo reato) arriva dopo che i sostituti procuratori De Leo e Brandini e il procuratore aggiunto Guido avevano contestato a Nicastri i rapporti con esponenti di Cosa Nostra in provincia di Trapani, molto vicini al boss latitante Matteo Messina Denaro. Nel 2013 la sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Trapani aveva disposto nei confronti del “re dell’eolico” una maxi confisca di beni per un milione e trecento mila euro, riferibili a 43 società e 98 beni immobili.
Recentemente ha avviato una collaborazione con i magistrati palermitani, a cui ha rivelato episodi di corruzione di funzionari pubblici. Nel corso di tali rivelazioni, ha chiamato in causa anche il socio occulto Paolo Arata, ex consigliere per l’energia del leader leghista Matteo Salvini, a sua volta vicino all’ex sottosegretario Armando Siri. Al contempo, Nicastri ha continuato a negare di aver avuto rapporti con la mafia trapanese.
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