Si definisce “immerso in progetti di ampio respiro”, nell’isola che ormai è diventata la sua seconda casa. Da direttore del Parco Nazionale di Pantelleria, Antonio Parrinello parla delle collaborazioni con la Bocconi e l’Università di Montpellier, ma continua a seguire con attenzione quanto sta accadendo nel resto della provincia di Trapani, a partire dalle vicende riguardanti l’agricoltura. Proprio oggi si terrà al Baglio Basile un’attesa iniziativa a cui parteciperanno produttori e rappresentanti delle varie sigle sindacali a cui è stato invitato anche il Ministro Gian Marco Centinaio.
Che momento sta vivendo l’agricoltura locale?
Prevale una visione miope, che non guarda a fondo i problemi. Continuiamo ad affrontare la crisi con argomenti vecchi. Le nostre difficoltà non sono dovute agli altri che producono troppo, alla vendita dei diritti di reimpianto o alla concorrenza sleale. Il problema vero è che non siamo sul mercato. In questi anni abbiamo guardato più alle provvidenze comunitarie che alla produzione. Nel frattempo, la Regione è passata da 320 a 35 milioni di misure agroambientali. Vero è che molte di queste risorse erano state utilizzate come aiuto alla produzione, ma una provincia con 20 mila ettari di superficie vitata poteva stare sul mercato puntando sulle produzioni biologiche. Non è stato fatto: con chi ce la prendiamo? Non è possibile fare rete senza produrre materia prima. Occorre battere piste nuove, il mercato si è spostato. Fa bene la Doc Sicilia a puntare su Usa e Cina, dove i consumi sono in crescita, a differenza del Nord Europa. Per questo al Ministro Centinaio dovremmo chiedere di aiutarci a stringere accordi commerciali seri con la Cina.
Serve una cultura diversa, dunque?
Sì, nell’agricoltura come nel turismo. Qualche anno fa è arrivata una società irlandese che ha cambiato le prospettive economiche del territorio (la Ryanair, ndr). La politica locale ha avuto la grande capacità di cacciarla. Purtroppo il nostro è un territorio incapace di tirare fuori tutte le sue potenzialità.
Cosa dovrebbe fare il prossimo management di Airgest?
Come ho già detto, chi ha sbagliato dovrebbe andare a casa. Angius è dimissionario da tempo, non si capisce perché non viene nominato un nuovo Consiglio d’amministrazione. Servirebbe un commissario, un servitore dello Stato, un magistrato o un prefetto. Bisogna trovare metodi legali per riportare Ryanair a Birgi. Ricordiamo che il nostro aeroporto non era un’incompiuta, né una cattedrale nel deserto, ma una realtà che funzionava finchè la politica non ha deciso di farlo chiudere.
Tutto ciò per favorire Palermo?
Secondo me, no. Palermo si è accreditata come una delle capitali europee del turismo in questi anni, per cui credo che Punta Raisi avrebbe ugualmente avuto una crescita. I due milioni di passeggeri di Birgi li ha persi la Sicilia. Ritengo che ci sia un disegno per affossare l’economia della provincia di Trapani. Leoluca Orlando non ha alcun interesse a portare avanti questo progetto. Piuttosto, si potrebbe parlare con qualche notaio per capire chi ha fatto investimenti in provincia di Trapani negli ultimi anni…
Per restare in tema di infrastrutture strategiche, a Marsala c’è sempre la vicenda del porto in sospeso…
Credo sia in atto un tentativo legittimo di trovare acquirenti. Mi auguro che qualcuno si materializzi presto. Personalmente, non ho mai capito la diatriba tra progetto pubblico e privato, si doveva ragionare diversamente fin dall’inizio.
L’anno prossimo si vota. Cosa serve a Marsala?
Servono persone che abbiano idee chiare su dove deve andare la città, senza stare lì a dire che Tizio o Caio hanno fatto male. Serve gente che si chieda come salvare l’agricoltura, riprendere il rapporto con il turismo, modernizzare la città. A volte trovarsi in una situazione tragica è un’opportunità. Quello che stiamo vivendo, è il nostro Medioevo. Dovremmo prendere esempio da quello che hanno fatto i Paesi Baltici o la Polonia, che hanno capito come utilizzare i fondi comunitari. Tutto deve ruotare attorno a turismo e agricoltura. Marsala deve pensare al futuro. L’impressione, però, è che nella prossima campagna elettorale si guarderà solo al passato.
Farebbe bene Alberto Di Girolamo a ricandidarsi?
Non ha bisogno dei miei consigli, non li ha mai voluti. Faccia quello che ritiene opportuno.