Interruzione di gravidanza, l’Asp risponde all’Udi che chiedeva di rimuovere ostacoli

redazione

Interruzione di gravidanza, l’Asp risponde all’Udi che chiedeva di rimuovere ostacoli

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martedì 13 Novembre 2018 - 13:22

In merito all’interruzione volontaira di gravidanza da parte di una donna, giunge la replica del direttore dell’unità operativa di ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Trapani, Laura Giambanco, alla nota dell’UDI. “L’Azienda sanitaria provinciale di Trapani assicura il servizio di interruzione volontaria di gravidanza, non solo nei termini previsti dalle normative, ma con la stessa attenzione con cui assicura la tutela sociale della maternità e la prevenzione dell’aborto attraverso la rete dei consultori familiari. L’interruzione volontaria con il metodo chirurgico viene praticata al reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale S. Antonio Abate di Trapani, mentre quella farmacologica negli ospedali di Castelvetrano e di Mazara del Vallo. Interventi  effettuati secondo la normale programmazione dei reparti, per assicurare tutte le diverse prestazioni ginecologiche. Per facilitare le pazienti vi è in ogni caso un reciproco ‘mutuo soccorso’ con gli omologhi reparti dei presidi ospedalieri limitrofi di Palermo e di Sciacca. Nel caso segnalato dall’UDI la signora si è presentata in ospedale solo all’undicesima settimana, ma in ogni caso, si è provveduto a fissare l’intervento già per il prossimo giovedì 15 novembre”.

In pratica una donna voleva interrompere la gravidanza, ma non riusciva a trovare un ospedale nel quale poter effettuare l’intervento entro i termini previsti dalla legge, perché le liste di attesa sono fin troppo lunga. In seguito alle difficoltà incontrate per interrompere la gravidanza, si è rivolta all’Udi, Unione donne in Italia, con Valentina Colli, presidente del circolo territoriale, che aveva chiesto all’Asp ed all’assessore regionale alla Sanità, “… di rimuovere gli ostacoli ed accelerare i tempi che impediscono alla stessa di praticare l’interruzione di gravidanza nella struttura ospedaliera di sua competenza”. Il problema, infatti, per la signora, consisteva nella scelta di obiettore di coscienza praticata da molti medici in servizio.

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