La Sicilia, le elezioni e le vie del futuro

redazione

La Sicilia, le elezioni e le vie del futuro

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sabato 08 Luglio 2017 - 07:30

Questo nostro Paese presenta un milione di differenze e incongruenze. La prima su tutte le infrastrutture. Alcuni mesi fa sono stata in Lombardia e ho capito d’un tratto, come folgorata da una specie di illuminazione, per quale motivo qui in Sicilia manca la linea ferroviaria veloce (per percorrere l’Isola in treno ci vogliono dalle 4 alle 6 ore, salvo complicazioni); perché i nostri collegamenti sono stranamente discontinui, nel senso che non c’è un’autostrada che colleghi tutte le province, ma se, ad esempio, da Trapani vuoi raggiungere Agrigento, devi prendere la Palermo-Sciacca, o altrimenti lo scorrimento veloce – che non è autostrada – percorrendo i tanto famigerati ponti, alcuni dei quali sono balzati in un passato recente agli onori delle cronache. Ho capito, dicevo, il perché di questo nostro scollamento stradale, di questo nostro obbligato viaggio di lentezza, del fatto insomma che ci troviamo in uno status quo non solo e non tanto di “Isola Sicilia”, ma anche di isolamento tra capoluoghi.

Il motivo è che tutte le infrastrutture che avrebbero dovute essere realizzate nel Sud d’Italia, e nella nostra Regione in modo particolare, sono state fatte dove, forse, non ce ne era poi così tanto bisogno. In Lombardia le “strade veloci” sono talmente tante e tanto intricate da costituire un vero dedalo di asfalto che scende agli “inferi” e raggiunge l’ “empireo” attraverso gallerie e sopraelevate che si lasciano cavalcare dai mezzi più disparati in un tempo senza tempo dove, tra nebbia e gas di scarico, la vita scorre solo attraverso i tachimetri. Il paradosso è angosciante. Siamo uno stivale con “a testa na negghia e u peri ‘nto sule” canta Mario Incudine in “Italia talìa”, ma sarebbe opportuno che la politica puntasse ad un equilibrio. Se è vero che quanto fatto in Lombardia ci appare lontanissimo e per certi versi necessario, visto che da lì passa buona parte del commercio “gommato” di tutta Italia – ma, ripeto, a discapito della vivibilità del territorio e della sua godibilità – in Sicilia occorre una progettualità ampia e lucida per unire e collegare un’isola che rimane, nonostante tutto, bellissima.

Tra pochi mesi torneremo a decidere il governo della Regione. Il sogno è che chi siederà sugli scranni di Palazzo d’Orleans intenderà pensare a questa nostra terra come UNA; realizzando itinerari percorribili che, rispettandone la straordinaria bellezza, ne consentano una fruizione che sia futuro, non solo possibile, ma indispensabile. L’appello è già ai nostri due rappresentanti marsalesi all’ARS: Antonella Milazzo e Stefano Pellegrino, che propongano accordi bipartisan per rendere percorribile in maniera agevole la nostra regione. Se ciò non dovesse accadere anche nel prossimo quinquennio, rischieremmo di rimanere fuori per una volta di troppo dal tempo del mondo e a farne le spese sarebbero senza dubbio, i nostri figli. Il risultato inderogabile: una terra magari ancora bellissima, ma vecchia, un “impero alla fine della decadenza” dove “il futuro non esiste neanche nel dialetto”.

Chiara Putaggio 

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