La Land Art di Angela Trapani a Marsala

redazione

La Land Art di Angela Trapani a Marsala

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martedì 23 Agosto 2016 - 10:32

C’è un luogo, forse un momento nell’infanzia, nel tempo dove è possibile vedere le fate, e sognare e immaginare siffatte fantasie, in cui il futuro si rivela attraverso un fugace varco spazio temporale da cui è possibile vedere ciò che saremo da adulti e ciò che accadrà nell’avvenire misterioso.

È questo dunque una sorta di anticipo divinatorio che per sublime concessione di Colui che regge le sorti del mondo ci è permesso sbirciare senza averne subito però perfetta consapevolezza.

Ad Angela Trapani, artista contemporanea marsalese, con studio a Milano dove vive lavora e crea opere molto apprezzate, capitò di sfiorare questo acconto di vita futura proprio nell’ infanzia sognatrice e nelle saline di Marsala in quel tempo abbandonate e più simili a luoghi selvaggi, immersi nel silenzio magico della laguna dello Stagnone dove, esattamente come oggi, Angela sentì la voce del vento fra i giunchi, e vide lo specchiarsi del cielo sulle distese di sale.

E così, mentre il padre scattava le foto, (malinconiche, di tenero abbandono e di struggente bellezza per i contrasti del bianco e nero) lei, guardando l’ orizzonte ottico immaginò i personaggi del Mito greco passati probabilmente da lì, su quelle acque, con le triremi, duemila anni prima. E respirò l’ebbrezza del Tempo Immortale, foriero di un messaggio che arriva a chi ovviamente sa coglierlo. Ulisse il cercatore, l’ astuto, il perseverante, forse era approdato su quella riva? O comunque era bello immaginarlo…

È facile restare “immagati” (espressione felicissima della stessa artista) da questi luoghi e allora ci viene facile capire come le incantevoli saline visitate nell’ infanzia abbiano lasciato in lei un solco così profondo.

foto 13 agosto 2016

foto 13 agosto 2016

Angela Trapani l’ho incontrata una mattina di vento in un bar accanto alle saline. Intorno a noi l’avvicendarsi incessante di turisti in partenza per Mothia la fenicia, l’ antichissima isola che si staglia dinnanzi a noi nelle acque salatissime.

E quella che doveva essere una intervista si è trasformata in una chiacchierata fra amiche. Dove abbiamo parlato di tutto, del tempo dell’ infanzia, dell’ inizio della sua vocazione per l’arte, del suo amore per la semisfera. E sorride mentre ricorda il Natale in cui, da bambina, i suoi genitori posero in un presepe un castello con delle cupole bianche. Era il castello dei re magi, palazzo regale da cui erano partiti per seguire la cometa e giungere nel luogo della Natività.

Quelle cupole orientali la affascinarono al punto che, quando le ritrovò in Tunisia, avvertì un tale turbamento che in seguito si trasformò nella “forma simbolo” delle sue ricerche, delle sue installazioni.

Figura geometrica affascinante e morbida, evocatrice del seno materno, della donna e della madre generatrice di vita e dispensatrice di nutrimento. Sensualità e maternità coniugate in docile equilibrio. Forse anche per questo la semisfera per Angela Trapani è il motivo conduttore di tutti i suoi lavori.

L’ 8 agosto scorso sono arrivata alle saline Ettore Infersa nell’ora viola, nel momento sommo in cui l’ anima scricchiola.

installazione 8 agosto 2016

installazione 8 agosto 2016

Sono arrivata quando l’ ultima luce muta velocemente e rapisce in un gioco di forme sbiadite i contorni del paesaggio. È stato in quel momento che ho visto la semisfera pallida, la lunare geometria materna, l’ enorme mammella salina, unica, e diversa dagli altri cumuli, che brillava ineffabile nell’ultima luce del giorno, in tralice, di sbieco, sul mare rosa.

Bianco come la luna. Blu come il sogno. Rosso come il sole.

Nel luogo della magia e dell’incanto sospeso fra cielo e mare, la placida armonia dei colori che si alternavano sulla semisfera ha creato effetti speciali indimenticabili.

È un esempio di Land Art in questo caso intesa come un’alterazione passeggera su un aspetto geometrico del paesaggio legato alla raccolta del sale.

Per chi non lo sapesse ancora la Land Art è un movimento artistico nato negli Stati Uniti sul finire degli anni ’60, caratterizzato dall’intervento diretto sul territorio naturale. La mano dell’ uomo, in questo caso dell’ artista, nella Land Art, è rispettosa dell’ambito in cui opera e del paesaggio in cui colloca la sua opera d’ arte. Può essere effimera cioè come ad esempio gli interventi di Christo, ultimo quello sul lago di Iseo “The Floating Piers” o come i disegni sulla sabbia di Jim Denevan o essere permanente come il “Grande Cretto” di Burri a Gibellina o la famosa “Spiral Jetty” che Robert Smithson che nel 1970 creò nel grande lago salato dello Yutah, ecc… Queste opere data la loro estensione per essere apprezzate, devono essere viste dall’ alto con un elicottero magari o con una ripresa aerea che ne valorizzi in pieno tutta la sua magnifica forma.

8 agosto 2016 foto di Alessandro Tarantino

8 agosto 2016 foto di Alessandro Tarantino

Nella Land Art dunque l’arte e l’artista escono dai musei e dalle gallerie e vanno all’aperto, perfettamente immersi nella Natura da cui traggono ispirazione. E valorizzandone il territorio, incontrano la gente.

Così come è avvenuto con Angela che con il suo entusiasmo ha saputo, creare una perfetta sinergia fra le eccellenti maestranze locali dei salinari, i tecnici e tutti i collaboratori per realizzare la sua opera site-specific, lontano da interessi economici, dove ognuno ha voluto dare il meglio di se senza essere retribuito da nessuno, ma solo per amore dell’arte e della propria terra.

8 agosto 2016 foto di Alessandro Tarantino

8 agosto 2016 foto di Alessandro Tarantino

Un messaggio culturale potente! Per molti sarà difficile comprendere (non è stata un’esposizione di quadri su tela ma sul territorio) il perché un artista possa lavorare senza un ritorno economico, probabilmente si tratta di quel destino che è già dentro di noi a cui noi non possiamo sottrarci, semmai assecondarlo.

Assecondare i sogni, i progetti che non sono improvvisazioni ma studi e ricerche approfonditi…Come appunto questa installazione a cui l’artista aveva pensato e presentato a Milano dieci anni fa e che quest’anno ha potuto realizzare nelle amate saline: “VOLUME di SALE ” una semisfera alta 4 metri e larga 8 di diametro contenente 140 salme di sale (tenete conto che una salma corrisponde a 5 quintali) in tutto sono circa 70 tonnellate.

L’ arte non è che un dialogo fra i secoli, una ricerca moderna che attinge nel passato e da esso si ramifica, cresce e si dilata in un periodo che sempre smanioso di risposte le cerca nel radioso o mesto tempo che appartiene già alla Storia. L’ uomo non fa che cercare, sé stesso, il suo scopo, il suo significato su questa terra…

Quando Angela Trapani ha scoperto che il pittore Antonio Leto in un olio del 1881, (opera esposta nella galleria d’ arte moderna a Palermo) aveva raffigurato le saline e il sale accumulato a forma di semisferiche mammelle e non nella attuale forma trapezoidale che conosciamo, l’ha trovato confortante. Le sue intuizioni dunque facevano già parte di un progetto che affonda le sue radici nell’ ottocento. Si è sentita vicina a quelle donne del dipinto, le salinare che con le gonne lunghe alle caviglie e i piedi nudi immersi nell’ acqua e il cesto in braccio raccoglievano il sale come fossero dei fiori.

"Saline di Trapani", olio di Antonino Leto (1881)

“Saline di Trapani”, olio di Antonino Leto (1881)

Infine Angela Trapani, ha sorvolato la laguna con un aeroplano ultra light pilotato da Giuseppe Giammalvo, effettuando alcuni scatti dall’alto. Mentre il giorno 17 agosto la sua installazione semisferica è stata rimossa dai salinari, tornando ad essere ciò che è sempre stato: magnifico, utilissimo, splendente sale, elemento indispensabile nelle nostre cucine.

E noi, senza saperlo lo useremo ignari che in una notte d’Agosto brillò nel buio e fu lungamente ammirato. Mangeremo dunque un pezzo alla volta, granello dopo granello, l’ opera d’ arte immortalata in centinaia di foto e in video molto evocativi.

Tiziana Sferruggia

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