Le origini e la storia di Marsala ci vengono narrate attraverso la storia d’amore tra un mortale e una dea pagana e attraverso i racconti dello Stagnone, nel libro “Il Mito e la Storia” (edito da Tatzebao) di Gioacchino Aldo Ruggieri. L’autore, esperto delle tradizioni locali dell’antica Lilibeo, presenterà il volume, assieme all’editore Renato Polizzi, domenica 31 luglio alle ore 21 presso il Complesso Monumentale San Pietro nell’ambito della manifestazione “MarSale”. La passione bambina e lo sguardo adulto di Ruggieri ci hanno guidato attraverso quello che lui chiama “l’amore di una vita”: “Il libro prende innanzitutto spunto da una ricerca storica che segue due vie: i luoghi come fondali e come superfici. Ho voluto dare voce allo Stagnone come protagonista, è lui che parla in prima persona dell’innamoramento tra la sua posidonia che accarezza il mare e non viceversa – ci dice Ruggieri -. Racconto di uomini, di punti di riferimento perché rientrano nella mia filosofia di microstorie che non devono morire perché così muore l’anima di una comunità, al contrario vanno raccontate e ricordate in modo duraturo”. Cos’è la storia di Marsala dopo tutto? “Ho voluto consegnare alla favola la storia, perché se la storia diventa favola la si ricorda ma se la storia rimane nella sua crudità di fatti e date finisce per non essere ricordata o resta leggenda. Fu mia moglie – continua l’autore – che mi consigliò di far diventare Lilibeo una favola da raccontare”.
Il libro prende le mosse da Licia, dea pagana ancella di Dionisio simbolo di civiltà, di raccordo tra Oriente ed Occidente, tra Magna Grecia e romanità; Licia si innamora di Rodio, un cartaginese simbolo della cultura mediterranea: entrambi trovano il loro epicentro in Lilibeo che è il sunto di tutte queste culture. E’ l’amore, in verità, il filo conduttore delle narrazioni de “Il Mito e la Storia”. Lo ammette anche Aldo Gioacchino Ruggieri: “Lilibeo e lo Stagnone sono stati i miei due soli amori extraconiugali e sono riuscito ad amarli insieme alla mia famiglia. E’ meraviglioso dare sé all’altro soprattutto quando è fatto con amore”. Ma il libro parla anche di microstorie, di pescatori, di persone comuni, forse un’identità perduta: “Neanche i pescatori di oggi hanno conservato la cultura dei loro padri, dei loro nonni, che raccoglievano l’alga, lavavano il pesce, costruivano le nasse con i giunchi regalati dalla natura dei luoghi. Sono convinto – ci rivela – che la microstoria è di tutti, non la grande storia”. Infine l’autore nel suo volume, punta lo sguardo sullo Stagnone quasi con malinconia e preoccupazione per la sua sorte: “Bisogna tutelare la Riserva aprendo le bocche dell’Isola Lunga, disinterrando San Teodoro e impedendo alle barche la navigazione selvaggia”. E’ un gesto d’amore, un altro, dopotutto.