L’associazione “Paolo Borsellino”: “Lavoriamo con risorse limitate”. Sulle denunce: “Sono poche anche perchè manca lo Stato”

Vincenzo Figlioli

L’associazione “Paolo Borsellino”: “Lavoriamo con risorse limitate”. Sulle denunce: “Sono poche anche perchè manca lo Stato”

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sabato 25 Giugno 2016 - 18:02

“Abbiamo convocato questa conferenza stampa per spiegare cosa facciamo e per confrontarci con la stampa e i cittadini in modo da scambiarci le idee e crescere”. Così il presidente dell’associazione Antimafie e Antiracket “Paolo Borsellino onlus” Antonino Chirco si è presentato stamattina agli operatori dell’informazione, affiancato dal suo predecessore, l’architetto Enzo Campisi, dall’avvocato Giuseppe Gandolfo in rappresentanza del Movimento a Difesa del Cittadino, dal responsabile provinciale del Siulp Antonio Cusumano e dal referente provinciale dell’Aido Giuseppe Cammarata.

Chirco ha spiegato come l’attività dell’associazione, costituitasi nel 2012, si sia indirizzata in questa fase prevalentemente verso gli incontri con le scuole, “in modo da spiegare ai più giovani cos’è la mafia, ma anche per scambiarci delle impressioni con loro, nella convinzione che capire con quali occhi i giovani guardano il mondo aiuti a crescere anche i grandi”. Chirco ha inoltre evidenziato come l’associazione abbia avviato nuovi percorsi in altre regioni, come in Piemonte, nel Lazio (con referente la testimone di giustizia Piera Aiello) e in Emilia Romagna (con referente il giornalista Diego Gandolfo, vincitore del premio “Morrione” per l’inchiesta “Braccia rubate all’agricoltura”), annunciando poi che sul sito istituzionale è stata prevista un’area trasparenza con i bilanci dal 2014 al 2016. “Abbiamo voluto rendere tracciabile ogni singolo centesimo che entra o esce dalla nostra associazione. Riteniamo sia l’unico modo per combattere le farneticazioni”, ha dichiarato Chirco, accusando alcune testate di aver pubblicato “articoli fuori dalle righe”. Il riferimento, in particolare, è ad alcuni dubbi e interrogativi avanzati sull’attività dell’associazione, a partire dalla costituzione di parte civile nel processo contro la ‘ndrangheta in Emilia, oltre che sulla reale trasparenza dei bilanci.

L’ex presidente Enzo Campisi ha invece sottolineato come l’associazione abbia avuto “l’ambizione di crescere oltre lo spazio di Marsala, utilizzando i contatti sparsi per l’italia”, invitando la stampa a non cavalcare una “guerra tra poveri nella terra di Messina Denaro” e negando che l’associazione nasca con l’intento di far concorrenza a Libera. “Per quanto riguarda le costituzioni di parte civile sono i magistrati a valutare e decidere. In ogni caso i risarcimenti vengono erogati solo dopo la conclusione del terzo grado di giudizio”.

Chirco, Campisi e Gandolfo hanno poi sottolineato la limitatezza delle risorse a disposizione. “Portiamo avanti le nostre attività con le pensioni o gli stipendi pignorati a soggetti mafiosi, non attingiamo a fondi pubblici” ha sottolineato l’avvocato, raccontando inoltre che l’associazione ha rinunciato a un contributo di 21 mila euro stanziato dalla Regione, restituendo anche un acconto già erogato di 7 mila euro, cui si sono aggiunti gli interessi legali. Tutto ciò per andare incontro all’istituzione pubblica, in un momento di “vacche magre”.

Il problema principale resta però quello delle poche denunce registrate in questi anni e dei pochi commercianti e imprenditori che hanno visto nell’associazione una realtà affidabile, a cui raccontare le vessazioni subite da mafiosi o estorsori, come invece è più frequentemente accaduto in Sicilia Occidentale. Per il responsabile provinciale del Siulp Cusumano anche la scelta di assegnare all’associazione una sede presso il comando dei vigili urbani si è rivelata sbagliata e non ha aiutato i cittadini che magari avrebbero voluto denunciare. Per Campisi, la carenza di denunce (una quindicina dalla nascita dell’antiracket a Marsala) è dovuta anche al fatto che i cittadini qui sentono poco la presenza dello Stato, “mentre se si va a Catania si trovano molti più posti di blocco”. Gandolfo ha infine sottolineato come, dopo i funerali del maresciallo Silvio Mirarchi, caratterizzati da una grande partecipazione popolare e dalla presenza del Ministro degli Interni Alfano “non si è più parlato del problema sicurezza” e che i risultati delle ultime settimane sono stati ottenuti “grazie all’invio di reparti specializzati”. “Dobbiamo reclamare il potenziamento delle piante organiche e il pagamento puntuale degli stipendi”, ha ribadito l’avvocato marsalese, mentre il referente dell’Aido Giuseppe Cammarata ha sottolineato l’importanza di unire solidarietà e legalità.

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