Peppino Impastato, la bellezza e Palazzo Grignani

Vincenzo Figlioli

Marsala

Peppino Impastato, la bellezza e Palazzo Grignani

Condividi su:

martedì 10 Maggio 2016 - 06:41

Ieri ricorreva il 38° anniversario dell’omicidio di Peppino Impastato. Tanto è stato detto, scritto e raccontato in questi anni a proposito del militante di Democrazia Proletaria ucciso a Cinisi dalla mafia il 9 maggio del 1978. In questi giorni in cui si dibatte, anche dolorosamente, sul futuro dell’antimafia, vale la pena riflettere sull’eredità che ci è stata lasciata dal fondatore di Radio Aut. Un patrimonio prezioso, fatto di coraggio, coerenza e lungimiranza, di cui faremmo bene a tener conto. Nei suoi scritti, nei suoi interventi pubblici e nelle trasmissioni radiofoniche Peppino Impastato non si limitava ad attaccare il boss Tano Badalamenti e i potenti di Cinisi, ma indicava anche una strada ai siciliani, invitandoli a tutelare la bellezza della propria terra. E lo faceva in un momento storico in cui non passava giorno in cui non sorgesse da un angolo all’altro dell’isola una casa abusiva in riva al mare o una costruzione in mattoni forati che difficilmente avrebbe mai avuto un prospetto decente.

Ho pensato anche a Peppino Impastato, qualche giorno fa, mentre attraversavo per la prima volta le stanze di Palazzo Grignani. Mi sono sentito circondato come non mi succedeva da tempo da un’idea di bellezza capace di integrare l’elegante edilizia settecentesca, l’arte italiana del Novecento e lo spirito dei nostri tempi. E guardando le persone intorno a me, ho percepito la medesima sensazione. Non eravamo a Roma o a Milano, né nella Marsala degli anni Novanta, che ci aveva abituati a pomeriggi o serate nel segno dell’orgoglio e della riscoperta. Eravamo in questa città, in questo tempo. E per una volta siamo tornati a sentirci un po’ più ottimisti sul nostro futuro. Persino gli impiegati comunali, spesso a ragione criticati, sembravano orgogliosi ed emozionati come poche altre volte li abbiamo visti, mentre ci raccontavano di aver lavorato ben oltre gli orari consueti per contribuire all’apertura di Palazzo Grignani.

Quando ci si abitua a convivere con la rassegnazione si finisce per sentirsi incollati a un tempo infinito, fatto di incompiute, di “vorrei ma non posso”, di “potenzialità non sfruttate”, del desiderio di cercare stimoli a migliaia di chilometri. Ma se arriva la dimostrazione pratica che le cose si possono fare, si mettono in moto nuove energie. Viene voglia di avere più senso civico, di partecipare di più alla vita pubblica e magari si pagano le tasse anche con un grado minore di sofferenza (finanze familiari permettendo). Troppe volte non è andata così e abbiamo visto un deficit di entusiasmo che ha finito per mortificare tanti slanci creativi.

Il miglior augurio che possiamo fare a questa città è che sappia custodire e coltivare l’energia che abbiamo visto rifiorire in questo ventoso sabato pomeriggio di maggio.

Condividi su: