Rinvenimenti nelle acque di Marsala, un tassello importante per la storia del Mediterraneo

Claudia Marchetti

Rinvenimenti nelle acque di Marsala, un tassello importante per la storia del Mediterraneo

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lunedì 11 Gennaio 2016 - 17:53

Nei giorni scorsi si è tenuta la conferenza pubblica sui rinvenimenti subacquei avvenuti negli ultimi anni nel tratto di mare prospiciente Marsala e il litorale di Birgi-Marausa, ben coniugata alla terza lezione del Corso “Documenti e Storie dal Mediterraneo” organizzato dal Museo Archeologico Regionale “Lilibeo”. Enrico Caruso, direttore del Museo, ha voluto iniziare il nuovo anno invitando due relatori prestigiosi e regalando in tal modo alla città un ricco momento di informazioni sui reperti subacquei ed in particolare sulla Nave Romana, recente tesoro ospitato a Marsala. Sebastiano Tusa, Soprintendente del Mare, con la sua relazione “La Nave di Marausa: commercio e contrabbando in epoca romana”, che segue alla presentazione ufficiale del reperto avvenuta a Marsala il 18 dicembre scorso, ha fornito in questa sede un resoconto puntuale e documentato con immagini tecniche di repertorio dello stato dell’arte dei lavori dedicati alla Nave Romana dal suo rinvenimento nel 1999 ad opera di due membri dell’Archeoclub di Trapani, alla presa in carico delle autorità preposte alla valorizzazione di questo reperto, compresi i lavori di restauro che sono in corso e che hanno come effetto enfatico la periodica consegna delle varie parti della nave al Museo “Lilibeo” che provvederà man mano ad esporle per la fruizione al pubblico: attualmente sono presenti due pezzi. Il soprintendente ha concluso con l’annoso dubbio che riguarda le decisioni sulla esposizione finale della Nave Romana, e cioè se assemblare i pezzi ricostruendo l’antica forma, come attualmente si presenta la Nave Punica, ovvero se disporli secondo lo schema di rinvenimento. Francesca Oliveri, archeologa della Soprintendenza del Mare, ha tracciato un percorso interessante sui “Rinvenimenti subacquei dal mare di Marsala” descrivendo in particolare i reperti delle tre maggiori aree archeologiche subacquee: Capo Lilibeo, Lido Signorino e Mozia. Per le ricerche che riguardano quest’ultimo sito la Soprintendenza si è servita di un Drone marino, che ha percorso il periplo dell’isola fenicia realizzando utili fotografie che completano le indagini sul campo. Una occasione unica e soprattutto coinvolgente per chi ama la storia del nostro territorio e desidera arricchire con tali testimonianze la cultura locale. I finanziamenti investiti in questo senso sono molto importanti perché permettono il completamento dei lavori e accelerano la fruizione per i cittadini e soprattutto per i turisti.

Maria Grazia Sessa

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