Processo “Operazione squillo”,  chiesto il patteggiamento per Nydia Yolanda Moya Espitia

Chiara Putaggio

Processo “Operazione squillo”,  chiesto il patteggiamento per Nydia Yolanda Moya Espitia

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martedì 07 Luglio 2015 - 16:45

In due sono imputati di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione

Nuova udienza del del processo scaturito dall’operazione dei carabinieri denominata “Squillo”. A febbraio il GUP ha rinviato a giudizio due persone accusate di aver indotto alla prostituzione e di aver favorito il meretricio di varie donne straniere in un immobile che si trovava in contrada Fossarunza. Si tratta di Nydia Yolanda Moya Espitia, colombiana di 42 anni difesa dall’avvocato Leonardo Genna e di Salvatore Brugnone, di 70 anni, difeso da Salvatore Fratelli. Nell’ultima udienza l’avvocato Genna ha reiterato la richiesta di patteggiamento – già avanzata in sede di udienza preliminare dal precedente difensore – per la sua assistita e in particolare ha chiesto una pena di un anno e quattro mesi e del pagamento di 2000 euro di multa. Il Tribunale collegiale presieduto da Sergio Gulotta scioglierà la riserva il prossimo 30 settembre. Se dovesse accettare il processo, per Nydia Yolanda Moya Espitia si concluderebbe qui, e continuerebbe solo per Brugnone. Certo dell’innocenza del suo assistito si è detto l’avvocato Salvatore Fratelli: “dimostreremo l’assoluta estraneità ai fatti contestati di Salvatore Brugnone”. Ha invece già patteggiato un’altra persona coinvolta nell’operazione: Sandra Tatiana Ordinez Giraldo per la quale è stata decretata la condanna a dieci mesi di reclusione e una multa di mille e ottocento euro, con pena sospesa. Il procedimento ha preso le mosse dall’operazione dei carabinieri “Squillo”, realizzata con la collaborazione del personale dell’Arma di Genova Portoria. Gli imputati, secondo la pubblica Accusa sarebbero responsabili, in concorso tra loro, di induzione e favoreggiamento della prostituzione di varie donne di nazionalità straniera. L’indagine “SQUILLO”, ha preso il nome dalle modalità con cui i clienti sarebbero entrati in contatto con le ragazze dedite all’attività del meretricio: le prostitute, infatti, pare utilizzassero inserzioni pubblicitarie su giornali a tiratura regionale, fornendo il proprio recapito telefonico ed il luogo dove incontrarsi, all’interno di una villetta di contrada Fossarunza.

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