Dopo i casi del Mose di Venezia e di Milano Expo, arriva un’altra cupolona di tangenti ed appalti pubblici che si dirama da nord a sud. Si può parlare senza timori di una vera e propria Tangentopoli 2. In questo caso a gestire i grandi affari è Ercole Incalza, capo Struttura tecnica del Ministero delle Infrastrutture, confermato da ogni nuovo (o vecchio) Governo. Accanto a lui anche l’imprenditore Stefano Perotti. Nel mezzo c’è finito anche Luca Lupi, figlio del più noto Ministro, perché Perotti doveva trovargli un lavoro e anche subito, con un bacio in fronte ed un rolex al polso. Insomma, il ritorno del Trota, l’ennesimo. Dal canto suo, Lupi si dice estraneo ai fatti, non ha mai chiesto un lavoro per il figlio (beh, ci mancherebbe altro) sembra quasi prenderne le distanze. Sono lontani i tempi del “I figli so piezz’ è core” come diceva Eduardo De Filippo. Oggi i figli si prendono le responsabilità dei padri e non viceversa. Penso a Marina e Pier Silvio Berlusconi, o ai figli di Gaucci, ex chiacchierato patron del Perugia. Che in Italia ci fosse da fare una gran bella pulizia non è uno di quei misteri cari a Roberto Giacobbo, ma se i governanti sono i primi corrotti, i primi a fare leggi ad personam e ad approvare riforme che tagliano le gambe al Paese, non si riuscirà mai a ripristinare una Italia pulita, uno Stato che funzioni. Proprio così: “Uno Stato che funzioni”, ha detto il Presidente Nazionale Magistrati, Rodolfo Sabelli. “Lo Stato dovrebbe prendere a schiaffi i corrotti e accarezzare chi esercita il controllo della legalità, non il contrario”. Il magistrato ha usato parole forti anche per i risentimenti nei confronti di una riforma della giustizia che fa discutere e che, in buona sostanza, punta il dito contro la categoria, a cui 15 giorni l’anno spetta, come a tutti i lavoratori, il diritto alle ferie. Per dire. Ma questa frase ha toccato l’orgoglio del premier Matteo Renzi che ha subito respinto l’accusa ma che, dai tempi di Venezia, di Milano, di Roma, nulla ha fatto all’interno delle stanze del potere per cambiarne le sorti. Anzi, una cosa l’ha fatta: banda larga per tutti (che interessa moltissimo chi non arriva a fine mese) e budget di 500 euro per gli insegnanti da spendere in cultura. Il problema è che la cultura la devono spendere i nostri governanti in legalità, sanità, lavoro, sostegno alle fasce deboli, dialogo sociale con le categorie, lotta all’evasione, Antimafia, equità, welfare, ecc. ecc. ecc.
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