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La mafia marsalese, gli arresti e le domande in sospeso

Dalle indagini che stamattina hanno portato all’arresto di quattro componenti della famiglia mafiosa marsalese emerge uno spaccato che stimola alcune riflessioni.

Anzitutto, appare evidente che negli ultimi anni la criminalità locale si sia riorganizzata. I tempi in cui Matteo Messina Denaro scriveva a Bernardo Provenzano che a Marsala avevano arrestato “i rimpiazzi e i rimpiazzi dei rimpiazzi” sono ormai un lontano ricordo. Nel frattempo qualcuno è uscito dal carcere, le nuove leve hanno cominciato a farsi avanti e chi si era mimetizzato è tornato a fornire segnali di presenza sul territorio.

Un altro aspetto che emerge è che nonostante la modernizzazione degli ultimi anni, che ha portato Cosa Nostra a guardare a nuovi ambiti d’interesse (dalle energie rinnovabili e ai centri commerciali) continuano a restare in piedi certe pratiche del passato: dirimere le controversie tra pastori o tra i proprietari terrieri, recuperare i proventi dei furti o delle rapine, sostenere economicamente le famiglie degli affiliati in carcere…

Si parla poi di interessi nel commercio di materiale ferroso e, in tal senso, sarebbe interessante capire se c’è un legame tra quanto emerso rispetto alla società riconducibile a Pipitone e Angileri e i numerosi furti di cavi di rame degli ultimi anni. Senza parlare degli incendi dolosi: basta scorrere gli articoli degli ultimi mesi per ricordare che sono andati a fuoco magazzini, garage, fienili, palestre, saracinesche di attività commerciali, chioschi, serre, automobili, camion, furgoni, barche, gommoni. Si tratta di casi slegati tra loro o c’è una regia comune?

Settimanalmente ci arrivano anche comunicati stampa da parte delle forze dell’ordine in merito a operazioni di contrasto allo spaccio e alla detenzione di sostanze stupefacenti. Evidentemente, anche in questo settore c’è un mercato appetibile per la mafia. Un altro interrogativo che ci poniamo riguarda gli appalti pubblici: va bene che in tempi di crisi gli spazi si sono ridotti anche per le organizzazioni criminali. Ma possibile che non c’è nessuna commessa che abbia visto tentativi di infiltrazione da parte della mafia marsalese? E per quanto riguarda il ciclo dei rifiuti è tutto in regola? Ci auguriamo di sì, anche se continuiamo a ricordare alcune dichiarazioni rese qualche anno fa da Angelo Siino sull’utilizzo delle cave del versate sud della città e sulla possibilità che anche il nostro territorio abbia avuto la sua “Terra dei Fuochi”.

Ben vengano quindi le risposte che arrivano dalle operazioni antimafia. Di domande, però, ne restano ancora tante.

Vincenzo Figlioli

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