Chissà di cosa hanno parlato nel tavolo dedicato alla scuola durante la “Leopolda” siciliana di domenica scorsa. Era presieduto dalla nostra concittadina Anna Maria Angileri che di scuola è competente, visto che ne ha fatto la ragione della sua vita lavorativa. Siamo convinti che saranno venute fuori delle idee interessanti ma tutte, non so se ci capite, fuori tempo massimo. L’altro ieri infatti era atteso il decreto legge sulla riforma delle scuola da parte del Governo nazionale. Matteo Renzi non ha fatto certamente in tempo a raccogliere le indicazioni palermitane. Forse alla Leopolda siciliana hanno soltanto perso tempo. Ma a proposito di tempo perso anche a Roma non scherzano. Dopo avere provocato un pandemonio nei mesi scorsi sull’abuso del ricorso alla decretazione d’urgenza, sulla scuola ci ha ripensato: niente decreto, ma disegno di legge. Se la vedano in Parlamento. Poi ha invitato la Camera e il Senato (non l’aveva abolito? Ora invece vuole affidargli la responsabilità di cambiare la scuola?) a fare presto e tra lo sgomento di tutti ha dato l’impressione di lavarsene le mai. Ma come, affida una riforma così importante alla lentezza e alle polemiche, oltre che alle posizioni diverse sull’argomento che ci sono anche all’interno del suo stesso partito? Ma c’è dell’altro. In dirittura d’arrivo ha rinviato alla prossima settimana (ma voi ci credete?) anche il disegno di legge. Se non ci fossero le vite di centinaia di migliaia di persone e delle loro famiglie, oltre che il futuro di milioni di studenti, ci sarebbe da ridere. Invece piangono i precari perché sanno che senza la riforma che verrà ulteriormente rinviata, non saranno assunti a settembre prossimo e non si fidano più degli annunci. E i dipendenti di ruolo che da più di un lustro non vedono rinnovato il loro contratto di lavoro? Non era più giusto emanare un bel decreto che contenesse le due opzioni, o magari soltanto la stabilizzazione dei precari per poi una discussione ampia e serena su una seria riforma della scuola? Invece se ne è lavato le mani, rinviando e ancora rinviando. Sarebbe interessante sapere che ne pensano quelli del tavolo palermitano del loro Ponzio… Matteo.
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