Depone l’amministratore della Polaris: “Ho preso accordi con Giovanni Filardo per i lavori, ma poi il contratto lo ha firmato la figlia”
Verso le battute finali il processo scaturito dall’operazione antimafia “Eden 1”. Si tratta del processo presieduto dal giudice Gioacchino Natoli (a latere i giudici Giacalone e Fiorella) che vede imputati: Anna Patrizia Messina Denaro, sorella di Matteo, ritenuto il capo di Cosa Nostra, Francesco Guttadauro, nipote del superlatitante e Antonino Lo Sciuto, ai quali è contestato il reato di associazione mafiosa, Vincenzo Torino, accusato di intestazione fittizia di beni e Girolama La Cascia, ritenuta parte lesa, ma accusata di false dichiarazioni al pm. Ieri è stata la volta dei testi indicati nella lista dei difensori e in particolare il primo a deporre è stato Claudio Bologna, amministratore della Polaris che ha risposto alle domande dell’avvocato Cardinale. “Nel 2010 abbiamo fatto lavori di sistemazione dell’area che ci hanno concesso, ossia del Molo Florio del porticciolo turistico, il cosiddetto Molo del faro verde. La parte finale era da completare. Non c’erano attraversamenti elettrici ed idrici e mancavano massi e colonnine per le barche. Io ho parenti a Castelvetrano, un lavoro del genere va pianificato anche come impegno finanziario e mi sono consultato Mio cugino che si chiama Erasmo Bologna e mi ha fornito un appuntamento con la Bf costruzioni. A Marsala si è presentato Giovanni Filardo. È stato fatto un contratto con uno sconto sulle tariffe regionali. Poi forse il contratto lo ha firmato la figlia. Sono stato contatto dalla figlia e ho saputo dai giornali che Giovanni Filardo era stato arrestato, ma io sono un piccolo imprenditore che punta a risparmiare. Per me quel contratto era favorevole e quindi non vedo cosa c’era di male ad andare avanti. É stato Filardo a formulare il preventivo. Poi ho avuto a che fare con la figlia Floriana. Ho affidato a Filardo tutto l’appalto anche per gli impianti. Il direttore dei lavori era Lo Sciuto. Per conto mio c’era l’ingegnere Polizzi. I lavori sono finiti in tempo e tutto è stato fatto come volevo io, poi il preventivo ha subito variazioni perché sono emerse altre cose. Lo sciuto era sempre lì. Non ho subito nessun condizionamento. Avevo un contratto chiavi in mano”. Al PM della Dda Carlo Marzella Bologna ha detto che: “la concessione è dei primi di gennaio del 2010. Io ho le copie di tutti i documenti”. L’avvocato di parte civile Peppe Gandolfo ha rivolto altre domande su come mai la scelta sia caduta su Filardo: “ho contattato due o tre ditte. Tutti qui parlavano di giornate di lavoro. Ho preso appunti informali. Per questo lavoro erano previsti 400mila euro, ma ne sono stati spesi 580mila, tutto tramite bonifico. Il contratto non è stato registrato alle agenzia delle entrate”.
Il secondo teste è stato Giovanni Ciaramidaro. Legale rappresentante della Cogefa, anche lui indicato dall’avvocato Cardinale: “la Cogefa srl è un’impresa di costruzioni. Dovevamo realizzare il McDonald’s, in via caduti di Nassirya, tra settembre e dicembre 2011. Noi per movimenti terra e sbancamenti chiamiamo maestranze locali. La ditta che abbiamo scelto aveva come impiegato il geometra Lo Sciuto. Si sono presentate alcune ditte e quella di Lo Sciuto era al di sotto del prezziario regionale. Mi pare che un muratore carpentiere si chiamava Lorenzo Cimarosa e ha fatto le travi di fondazione. Ho conosciuto Lo Sciuto per primo. Il contratto fu firmato dalla figlia (di Giovanni Filardo ndr) pensavo che il padre fosse morto. In quel periodo avevamo tre cantieri in Italia. I nostri lavori erano piccoli e non difficili”. All’avvocato Gandolfo il teste ha chiarito: i lavori di Castelvetrano furono commissionati da McDonald’s, avevo contatti con molti, tra cui il Geometra Cristian Gufo di Roma”.
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