Fa caldo, ma l’autunno politico è già iniziato. Sono tante le questioni sul tappeto, ma sembra che una di queste su cui si erano spesi fiumi di parole durate la campagna elettorale per il rinnovo dell’Ars, stia imboccando una strada diversa da quella promessa ai siciliani. Ci riferiamo alla abolizione delle province. Sembrava una casa semplice. Trasferire le competenze ai Comuni, altrettanto fare con i lavoratori, non convocare più comizi elettorali e abolire Consiglio Giunta e presidente, e risparmiare così almeno sui costi della politica. Nel resto del Paese vige il decreto del sottosegretario alla presidenza Del Rio, che essendo renziano ha organizzato le cose sulla falsa riga della presunta abolizione del Senato: non votano più i cittadini ma si scelgono tra di loro. E da ieri in tutta l’Italia i rappresentanti dei Comuni si autonominano amministratori delle loro province. Ma faranno gratis hanno affermato i democratici. E ci mancherebbe pure che volessero essere pagati. In Sicilia Crocetta aveva promesso una riforma differente visto che la nostra Isola è a statuto speciale. Non entriamo nel merito (ammesso che un merito ci sia) ma non si è visto nulla e malgrado le promesse dell’assessore al ramo e del Governatore, di riforma o di abolizione neanche se ne parla. E così alcuni deputati regionali hanno preso una iniziativa: recepiamo la legge nazionale e ci nominiamo tra i politici i nuovi amministratori di quelle che erano una volta le province. Intanto gli edifici delle scuole superiori sono tutti in affitto e costano ( e come se costano…) e quando sono in buono stato è già un miracolo. Nelle strade provinciali in alcuni tratti le buche si sono trasformate in voragini, per andare dalle nostre parti, lo Stagnone non brilla certo di pulizia… e dire che dovevano abolirle. Ma per fare così schifo tanto valeva la pena lasciarle così com’ erano. Scommettiamo su una proroga per la prossima primavera? E poi si vedrà
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