Egregio Dott. Bologna,
in questi giorni stanno riaprendo tutte le scuole e proprio per questo mi preme raccontarle le vicende di Salvatore ( è un nome di fantasia), un bambino di 12 anni.
Salvatore vive in una famiglia disagiata: padre in galera, madre disinteressata ai figli e fratello ai domiciliari. L’unico ambiente che potrebbe essere il punto di riferimento e ancora di salvezza di questo piccolo cittadino è la scuola. Ma Salvatore frequenta la scuola media e anche lì ha dei problemi: non studia e spesso litiga con i compagni e, visto il mancato sostegno della famiglia, a scuola non vuole andare più.
Qualche docente di Salvatore è contento che lui non frequenti, sa perché? Perché Salvatore puzza, la sua condizione igienica non è delle migliori e poi disturba, litiga con i compagni, rende difficile il compito degli insegnanti. La scuola media è però scuola dell’obbligo e se il ragazzo non frequenta bisognerebbe chiamare i carabinieri. Ed ecco il suggerimento di un docente per salvare “capra e cavoli” e fare contenti tutti: basta che Salvatore vada a scuola un giorno ogni due settimane per evitare la denuncia.
Il risultato è questo: Salvatore ora vive la maggior parte della sua giornata per strada a scroccare sigarette e farsi prestare qualche euro per comprare un litro di vino. E questo a soli 12 anni!
Caro commissario se le capita di vedere un ragazzino ubriaco di pomeriggio al cassero, quello è Salvatore.
Ma questa è la storia di un ragazzo di periferia, di un quartiere popolare, e il nostro cinismo ci fa forse pensare che è “normale”, scontato che sia così.
Invece Claudio (sempre nome di fantasia) è un ragazzo che frequenta una scuola media del centro. Claudio ha padre e madre disoccupati, ha la faccia d’angelo, ma è isolato, emarginato dai compagni con i quali spesso finisce col fare a botte; non è considerato dai docenti, tant’è che una mattina è davanti alla scuola, ma non entra, è completamente “sballato”, si è fumato una “canna” e rimane lì davanti alla scuola seduto su una panchina e nessun professore o dirigente è uscito dall’edificio per farlo entrare, per capire se avesse bisogno d’aiuto.
Claudio è meglio che non entri, rovina l’immagine della scuola, il dirigente ha reso la scuola bella, con tante iniziative e attività, la migliore di Marsala, ma questo può essere o meglio apparire solo scartando i “problemi”. Questa è di fatto una scuola di classe, anzi classista. Caro commissario, Claudio come può immaginare non ha preso nemmeno la licenzia media e ora passa il tempo a fare piccoli furti e naturalmente piccolo spaccio.
Egregio commissario la prego di indagare su chi e come gestisce l’osservatorio per la dispersione scolastica, chieda se i docenti responsabili delle classi hanno fatto le segnalazioni per i minori che non frequentano, chieda perché le segnalazioni alle autorità competenti sul mancato obbligo di frequentazione vengono fatte alla fine dell’anno e non quando si capisce che il ragazzo già non frequenta più. Ed infine si chieda perchè la scuola marsalese è diventata classista e quello che conta è il reddito o il blasone della famiglia.
I docenti e i dirigenti hanno sulla coscienza decine di giovani vite che hanno preso la strada, quella cattiva, per maestra.
Mi permetta di concludere con due frase di Don Milani: Se si perde loro (gli ultimi) la scuola non è più scuola. E’ un ospedale che cura i sani e respinge i malati.
* La scuola ha un problema solo. I ragazzi che perde. La vostra “scuola dell’obbligo” ne perde per strada 462.000 l’anno. A questo punto gli unici incompetenti di scuola siete voi (insegnanti) che li perdete e non tornate a cercarli.
Cordialmente,
Lillo Gesone