Se si vogliono comprendere fino in fondo le vicende che investono, oggi, la Prima Cittadina, forse, occorre ripensare allo stupore con cui, presso i locali della “Villa Favorita”, durante la presentazione della sua candidatura a Sindaco di Marsala, l’ex Presidente della Camera ‘Pierferdi’ Casini, accolse la scelta di Giulia Adamo. Di solito, infatti, dal politico di lungo corso ci si aspetta che voglia coronare a Palazzo Madama la sua, più o meno luminosa, carriera. A maggior ragione, nel caso dell’ex-Presidente dell’estinta Provincia di Trapani. Provata non tanto dalle trascurabili performances fornite a Palazzo dei Normanni, quanto dai lunghi anni di sfibrante attività amministrativa prestata nel capoluogo. Naturalmente, non negò il suo ‘imprimatur’, il Segretario Nazionale, al Capogruppo UDC all’ARS. Faticando non poco, però, a contenere la sorpresa nell’ascoltarne le motivazioni: “Devo farmi perdonare dagli elettori marsalesi l’imprudenza di aver affidato al famiglio sbagliato le sorti della città che amo”. Sbagliato, non tanto per i risultati della sua azione amministrativa (non eccellenti, ad onor del vero, seppur non privi di una certa dose di coraggio – leggi: demolizioni delle prime quattro tra le centinaia di case abusive che infestano le coste nord e sud della città lilibetana – e da inimmaginabili virtù volteriane – vedi: ribalta del ‘Festival del Giornalismo d’Inchiesta’ generosamente finanziata e offerta, da un esponente del PDL, alle Superstar dell’Antiberlusconismo) quanto, piuttosto, perchè non del tutto prono ai diktat della cugina e king maker. Non granché come motivazione politica, ma con l’aria che tira, ci poteva anche stare. Ergo, campagna elettorale e vittoria al ballottaggio ottenuta anche grazie ai voti di tanti cittadini che, in buona fede, avevano creduto alla favola del ‘figliol prodigo’ che risarcisce, con cinque anni di Buon Governo, la città che le ha fatto vincere tutte le sfide elettorali sostenute nella sua ventennale parabola politica. In buona sostanza, in molti ritennero che, per logica, ancor prima che per ragioni politiche, se una ultrasessantenne decide di “pigghiarisi ‘sti ‘ran causi a capizzu’ (preferendo al confortevole cadreghino senatoriale la trincea dei pubblici uffici comunali) di certo deve disporre di raffinate strategie, vasti programmi, collaboratori di prim’ordine oltre che di una chiara ‘vision’ della città del futuro. E invece.. niente di tutto questo: solo piccolo cabotaggio, chiacchiere e distintivo. Già nella composizione della compagine di Giunta, Adamo – facendo strame di quel criterio della competenza in ossequio al quale lei stessa, vent’anni prima, era stata chiamata dal Sindaco Lombardo a far parte della sua squadra e proiettata nell’agone politico – mostra subito di giocare al ribasso. Assegna le Politiche Culturali alle cure di una gentile signora che, non avendone la più pallida idea, al suo esordio, presenta come evento clou dell’‘Estate Marsalese’ l’incontro con un grande scrittore italiano.. passato da tempo a miglior vita. E, nel prosieguo, affida la macchina organizzativa del suo assessorato ad un collaboratore sulle cui gesta, in questa sede, é meglio stendere un velo pietoso. Si mette di traverso rispetto alla realizzazione dell’hub turistico: “viene prima la messa in sicurezza del porto, per la quale il mio amico Governatore della Sicilia ha già stanziato cinquanta milioni di euro nel bilancio regionale”sostiene, salvo poi battere in ritirata lasciando alla ‘Myr’ campo libero, nel timore di essere costretta a risarcire danni per 8 milioni, da prelevare dalle tasche degli incolpevoli cittadini.
E,quando,nell’esercizio di quel diritto di cronaca costituzionalmente sancito,qualcuno – nel generale, assordante silenzio – ha l’ardire di ricordarglielo, “ ‘a patruna ‘ru pastificio”, reagisce querelandolo e chiedendogli danni per 50.000 euro per “danno all’immagine della città” (assurgendo, così, quale zimbello, agli onori della cronaca nazionale e coprendo di ridicolo proprio quella città che, a parole, blatera di voler difendere da coloro che, con le loro scomode verità, ne deturperebbero l’immagine). Oggi, per vicende appartenenti ad un passato che non passa, la condanna a quasi tre anni per concussione nei confronti di un dirigente della provincia di Trapani, cui, la Divina, impone di non devolvere nemmeno un euro al Convitto Audiofonolesi finchè, alla sua direzione, non fosse riuscita ad insediare una dirigente a lei più devota. Ora, ex-legge Severino, dovrà lasciare la guida della città per diciotto mesi affidandone le sorti all’attuale vice-Sindaco (di cui, ad ogni buon conto, tenta di sbarazzarsi rimodulando a tempo di record la Giunta e sostituendolo con un altro assessore di più adamesca osservanza: atto dichiarato nullo, peraltro, dal Prefetto). Almeno che..come, per molto meno, ha fatto Marco Zambuto (condannato a soli due mesi, e subito dimessosi dalla carica di Sindaco di Agrigento) questa sorta di pirandelliano Enrico IV in balia di famelici cortigiani, non decida di fare altrettanto. Nel frattempo, ieri sera, l’assemblea del PD, detentore della ‘golden share’ dell’Amministrazione Adamo, con l’avallo del segretario provinciale e di diversi dirigenti regionali presenti alla riunione, ha deciso: Alberto Di Girolamo, Segretario cittadino, in sintonia con i ‘desiderata’ di iscritti e simpatizzanti, ha chiesto al Direttivo di votare una mozione con la quale si invitano i propri assessori a fare un passo indietro e, la Sindaca, a rassegnare le dimissioni. Sarebbe disdicevole, infatti, financo per colei che ha trattato la quinta città siciliana come il proprio cortile di casa, chiedere agli elettori che l’hanno votata di riporre, ora, la loro fiducia sull’attuale Vice dopo averlo, lei per prima, delegittimato con il maldestro tentativo descritto qualche riga più sopra. Due dovrebbero essere gli effetti della richiesta di dimissioni. Primo, recuperare credibilità alla politica cittadina, ridotta al minimo storico. Secondo, per il centrosinistra, dare la stura alla elaborazione di una sorta di ‘Decalogo delle Priorità’ sul quale innescare la battaglia che, attraverso la strada maestra delle Primarie, dovrà portare alla designazione del candidato Sindaco. Preferibilmente, scegliendolo tra le fila della ‘Generazione Erasmus’ cui è doveroso offrire l’occasione di restituire alla città le competenze acquisite lavorando e studiando in giro per il mondo, favorendone, al contempo, l’avvento alla sua guida. ‘Conditio sine qua non’, quest’ultima, non solo per un ormai improcrastinabile ricambio generazionale del ceto politico locale ma, soprattutto, per un rilancio economico e culturale di Marsala, fondato sul coinvolgimento di quei giovani che, finora, si sono mantenuti a distanza siderale dalla ‘politica politicante’ o, peggio ancora, hanno intrattenuto con essa rapporti improntati al più cinico ‘do ut des’.
G. Nino Rosolia