Abbiamo letto con viva attenzione il resoconto dell’intervista dell’onorevole regionale trapanese Paolo Ruggirello, rilasciata ad una emittente radiofonica. Tra le altre cose il deputato nostrano ha affrontato la questione (ormai tutti i colleghi chiedono ai politici ragguagli in merito) degli stipendi che prende chi riveste cariche pubbliche. “Prima prendevamo di più – ha detto Ruggirello –, ora dopo la spending review ci è stato ridotto il mensile ad 8300 euro”. Al collega che lo incalzava (che impertinenti talvolta i giornalisti) sul fatto che comunque si tratta di una bella cifra, il Nostro ha replicato, testuale: “…il parlamentare è eletto dal popolo, ha un suo mantenimento di vita abbastanza pesante. Io per esempio vedo la mia famiglia soltanto il sabato e talvolta solo la domenica”. Ci stringiamo certamente attorno al deputato e alla sua famiglia. Non è giusto vivere lontano dagli affetti per una somma così misera. Ne sanno qualcosa gli emigrati che negli anni passati lasciavano i propri cari per cercare lavoro al nord oppure all’estero, per un milione di lire (500 euro di oggi) al mese. Vivevano in tuguri e dovevano mandare quasi tutto lo stipendio alle famiglie che rivedevano, se tutto andava bene, soltanto una o due volte l’anno. Oggi i tempi sono cambiati la gente non emigra più: muore di fame qui, ma almeno tra le braccia dei propri cari. Gli emigranti sono diventati i deputati. Noi che siamo sensibili alle esigenze di chi ci rappresenta nelle istituzioni, vorremmo aiutare questi nostri onorevoli. Ma non sappiamo come fare. O meglio, ora che ci pensiamo, un’idea l’avremmo. Organizziamo una bella colletta per permettere ai deputati di tornare a casa magari due volte la settimana. Oppure proponiamo che l’Ars apra solo il giovedì. Tanto per quello che hanno prodotto…
Iniziative