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Tumori 2025: calano i decessi, ma cresce la fuga sanitaria dal Sud per gli interventi al seno

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giovedì 18 dicembre 2025 - 12:34

Fuga sanitaria dal Sud

Italia – I tumori restano un tema centrale di sanità pubblica, però dal nuovo rapporto “I numeri del cancro in Italia 2025” arriva un segnale incoraggiante e, allo stesso tempo, un allarme che riguarda il Mezzogiorno. Da un lato, nel 2025 in Italia sono stimati 390.000 nuovi casi, un dato stabile rispetto al 2024. Dall’altro, in dieci anni si registra un -9% di decessi, con risultati migliori della media europea e una sopravvivenza a 5 anni più alta. Tuttavia, la criticità più evidente riguarda la fuga sanitaria dal Sud per la chirurgia mammaria, con percentuali che indicano una mobilità forzata e sempre più pesante.

Fuga sanitaria dal Sud e interventi al seno

Il rapporto evidenzia un elemento che spicca su tutti: al Sud il 15% delle pazienti cambia Regione per sottoporsi a chirurgia del seno. In altre parole, molte donne scelgono o sono costrette a spostarsi per trovare tempi, strutture e percorsi considerati più adeguati. Il dato diventa ancora più marcato in Calabria, dove si arriva a quasi il 50% degli interventi fuori Regione.
Questa tendenza mette in luce una distanza tra territori che non si misura solo con i numeri. Si misura anche con i disagi logistici, con i costi familiari e con il peso psicologico di affrontare la malattia lontano da casa. Inoltre, la mobilità sanitaria segnala uno squilibrio organizzativo che, nel tempo, rischia di indebolire ulteriormente i servizi nelle aree già fragili.

Tumori 2025: meno morti, migliori risultati

Accanto alla criticità della mobilità, il documento registra dati complessivamente positivi sulla mortalità. In dieci anni, la riduzione dei decessi è del 9%. Il calo è ancora più evidente in alcune neoplasie. In particolare, le morti diminuiscono del 24% nei tumori del polmone e del 13% nel colon-retto.
Questi risultati, secondo il report, sono migliori della media europea. Inoltre, si traducono in una sopravvivenza a 5 anni più elevata. Il quadro, quindi, mostra progressi reali. Tuttavia, i progressi non si distribuiscono sempre in modo uniforme. Proprio per questo, la fuga dal Sud per la chirurgia al seno assume un valore ancora più simbolico.
Per approfondire l’attività dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica, è disponibile: https://www.aiom.it.

Carico di lavoro e prevenzione: l’allarme Aiom

Nel testo vengono riportate le considerazioni di Massimo Di Maio, Presidente Aiom. Il punto centrale riguarda l’aumento della complessità delle cure. Il progresso terapeutico porta in pratica clinica nuove indicazioni e nuove sequenze di trattamento. Inoltre, allunga spesso il tempo di cura. Di conseguenza, cresce in modo consistente il carico di lavoro per le strutture sanitarie, molto più di quanto aumentino forza lavoro e ospedali.
Di Maio richiama anche i “campanelli d’allarme” che suonano per il numero di medici e infermieri del Servizio Sanitario Nazionale. In questo quadro, il servizio pubblico viene descritto come una ricchezza del Paese che va difesa. Perciò, Aiom sottolinea l’importanza della prevenzione, sia per ridurre il numero di persone che si ammalano, sia per arrivare a diagnosi più precoci quando possibile. In quel caso, infatti, aumentano le probabilità di guarigione e diminuisce l’impegno terapeutico, per il paziente e per il sistema sanitario.

Tossicità finanziaria e cure palliative

Un’altra criticità richiamata nel rapporto riguarda la tossicità finanziaria, cioè l’impatto economico del cancro. Il presidente di Fondazione Aiom Francesco Perrone evidenzia che questo fenomeno continua a colpire in Italia. Perciò, serve tutelare il diritto alla salute e contenere le disequità, che restano troppo evidenti.
Perrone sottolinea anche il bisogno di cure palliative, da associare alle terapie antineoplastiche. L’obiettivo è evitare che il fine vita diventi un momento di abbandono. In questo contesto, Perrone richiama anche il dibattito sul disegno di legge in materia di morte medicalmente assistita. Secondo quanto riportato, chiede che il provvedimento non escluda il Servizio Sanitario Nazionale, perché è l’unico in grado di garantire percorsi integrati, comprese le cure palliative simultanee.
Per informazioni istituzionali sul Servizio Sanitario Nazionale e sulle politiche sanitarie, è disponibile: https://www.salute.gov.it.

Schillaci: diagnosi precoce e comportamenti a rischio

Nel report trova spazio anche la prefazione del ministro della Salute Orazio Schillaci. Il ministro indica due sfide urgenti: le disuguaglianze sociali nell’accesso alla diagnosi precoce e la persistenza di comportamenti a rischio. Perciò, serve un’azione decisa e coordinata.
Schillaci richiama il Piano Oncologico Nazionale 2023-2027, descritto come una risposta concreta. Il Piano punta sull’integrazione dei percorsi assistenziali, sul potenziamento della prevenzione e sullo sviluppo della ricerca. Inoltre, il ministro sottolinea che l’epidemiologia dei tumori sta cambiando. Di conseguenza, la prevenzione diventa la leva strategica su cui investire. Promuovere stili di vita sani e aumentare l’adesione agli screening organizzati sono attività decisive per ridurre il rischio e per intercettare tempestivamente la malattia.

Screening e nuove misure: cosa viene indicato

Il ministro ricorda anche risorse stanziate per ampliare la fascia d’età sottoposta a screening del cancro della mammella e del colon-retto. Inoltre, vengono indicati fondi per la Rete italiana per lo screening del tumore del polmone, con l’obiettivo di inserirlo quanto prima nei programmi gratuiti del Servizio Sanitario Nazionale. Infine, viene citato l’aggiornamento dei Livelli Essenziali di Assistenza, che introdurrebbe un programma di sorveglianza attiva per i tumori ereditari della mammella e dell’ovaio.

Fuga sanitaria dal Sud: il nodo delle disuguaglianze

Il punto, però, resta chiaro: i progressi clinici e la riduzione dei decessi non eliminano le fratture territoriali. La fuga sanitaria dal Sud per gli interventi al seno, con picchi come quello calabrese, mette in primo piano il tema delle disuguaglianze di accesso. Inoltre, rende evidente quanto contino tempi, reti, équipe e organizzazione.
Per molte pazienti, lo spostamento non è una scelta leggera. È un percorso che richiede risorse, supporto e logistica. Inoltre, può incidere sulla continuità delle cure e sul rapporto con la rete familiare. Perciò, il dato del 15% al Sud diventa una cartina di tornasole: indica un bisogno di riequilibrio, e indica anche la necessità di rafforzare i percorsi locali, senza scaricare tutto sulla mobilità interregionale.

Commento della redazione
Il report 2025 conferma progressi importanti nella riduzione dei decessi, però il Mezzogiorno paga ancora un prezzo alto. La fuga sanitaria dal Sud per la chirurgia al seno resta un segnale forte, che chiede risposte organizzative e un riequilibrio reale dei servizi.


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