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L’arte in china di Sergio Di Paola, dal cuore di Marsala alle capitali della cultura

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venerdì 05 dicembre 2025 - 12:00

Sergio Di Paola, la rivelazione marsalese che parla all’Italia

Marsala – Il nome di Sergio Di Paola circola sempre più spesso tra addetti ai lavori, critici e appassionati d’arte contemporanea. Le sue ultime esposizioni, da “La Rovina degli Dèi” alla Galleria Artètika di Palermo fino a “NVMINA” nel prestigioso Giardino d’Inverno di Palazzo Tittoni a Roma, hanno confermato il talento di un artista marsalese capace di unire mito classico, simbolismo e inquietudine del presente in un linguaggio personale e subito riconoscibile.
Le sue opere nascono quasi esclusivamente dall’uso dell’inchiostro di china su carta. Un mezzo antico che, nelle sue mani, diventa sorprendentemente attuale e tagliente, in grado di parlare a pubblici diversi: dalla nobiltà e dal mondo della moda che hanno affollato l’anteprima romana, fino ai giovani che si sono lasciati catturare dalla potenza delle sue immagini.

Sergio Di Paola e NVMINA: la china dialoga con Roma

La mostra “NVMINA”, inserita nell’ultima edizione della Rome Art Week, ha rappresentato per Sergio Di Paola un passaggio decisivo. L’esposizione, allestita nel Giardino d’Inverno di Palazzo Tittoni, ha messo in dialogo l’eleganza barocca delle sale con la densità simbolica dei suoi lavori.
Accolti dall’artista, dal maestro Massimo Bomba e da Giulia Borghese, i visitatori hanno vissuto un’esperienza prima di tutto sensoriale. Le figure che emergono dalle carte conducono verso una dimensione sospesa, dove il confine tra sacro e interiore si fa sottile. Il curatore Massimiliano Reggiani ha descritto la carta come uno spazio “quasi sacro”, un rifugio in cui l’invisibile può affiorare e farsi racconto visivo.
La mostra si articolava in tre nuclei tematici – il dionisiaco, la genealogia del sole e il blu misterico – che costruivano un percorso cromatico e concettuale molto compatto. Il nero della china, nervoso e preciso, veniva attraversato da poche note di colore: un rosso acceso, carico di passione e ritualità, e un blu meditativo, che suggeriva profondità e silenzio. Così la tecnica non restava mai puro esercizio, ma si trasformava in un linguaggio denso di rimandi e stratificazioni.

“La Rovina degli Dèi”: Palermo e la Sicilia nel segno del mito

Qualche mese prima, la mostra “La Rovina degli Dèi” alla Galleria Artètika di Palermo aveva già indicato la direzione del percorso creativo di Sergio Di Paola. All’interno della Settimana delle Culture, l’artista aveva presentato una serie di lavori dedicati a figure archetipiche come Narciso, Medusa, Didone e Pan.
In Sicilia, davanti a un pubblico numeroso e curioso, Di Paola aveva mostrato una padronanza rara dell’inchiostro di china. Il mito non veniva semplicemente illustrato, ma attraversato e interrogato. Ogni volto, ogni corpo, sembrava riportare in superficie una domanda sull’umano e sulla sua fragilità. L’intensità della mostra era stata amplificata dalla performance dell’attrice Giovanna Corrao, che con un monologo dedicato a Medusa aveva trasformato il mito in un simbolo moderno di vulnerabilità e forza.
Per molti osservatori, quella palermitana è stata la vera mostra “fondativa”: lì si è chiarito come la formazione classica dell’artista e le sue radici tra Marsala e l’antica Lilibeo alimentino un immaginario che parla al presente senza mai rinunciare al dialogo con i classici.

L’inchiostro di china come specchio interiore

Uno degli aspetti più affascinanti del lavoro di Sergio Di Paola riguarda la scelta radicale dell’inchiostro di china su carta. Nella ripetizione di questo gesto, sempre uguale e sempre diverso, si concentra un processo quasi meditativo. Il nero denso evoca l’oblio, mentre le colature suggeriscono una memoria che si scioglie, si deforma e a volte si cancella.
Il curatore Gigi Vinci ha definito Di Paola un “vaticinatore indiretto”: le sue immagini non raccontano storie in modo didascalico, ma riportano alla luce la parte “mostruosa” e irrisolta della condizione umana. Non ci sono effetti facili, né compiacimento; c’è piuttosto una grammatica visiva che unisce mito, esoterismo e psicologia in un equilibrio sempre sul punto di spezzarsi, e proprio per questo vivo.
In molte opere, le figure sembrano divinità spogliate del loro potere. Non dominano più il mondo; lo subiscono, come gli esseri umani che le osservano. È qui che il mito torna attuale: gli dèi caduti diventano specchio delle nostre debolezze, dei nostri desideri e delle nostre paure.

Sergio Di Paola, Marsala e la trasformazione della ferita

La biografia dell’artista marsalese aiuta a comprendere la profondità di questo linguaggio. Nel 2019 Sergio Di Paola ha vissuto un grave incidente stradale, che lo ha costretto a una lunga pausa. Quel tempo sospeso, invece di spegnere la sua ricerca, l’ha trasformata in una vera metamorfosi interiore.
L’inchiostro ha iniziato a farsi più essenziale, più selettivo. Ogni linea è diventata necessaria, ogni ombra ha assunto un peso narrativo preciso. La sofferenza non è rimasta solo esperienza personale, ma si è convertita in materia creativa, capace di raccontare una fragilità condivisa.
Nelle carte più recenti, si ha spesso la sensazione che la china “graffi” il foglio. Non lo abbellisce: lo ferisce, lo incide, e proprio da quelle ferite nasce la luce. È un processo che richiama il Romanticismo più intenso, dove il bello non coincide con il perfetto, ma con ciò che riesce a dire qualcosa di autentico sul nostro stare al mondo.

Un artista siciliano tra mito, contemporaneità e nuovi progetti

Oggi Sergio Di Paola si muove tra Marsala, Palermo e Roma con la naturalezza di chi ha trovato una propria voce. Le due mostre, collegate da un filo tematico e simbolico, hanno mostrato come la sua ricerca possa svilupparsi su più piani: quello estetico, quello mitologico e quello psicologico.
La critica ne apprezza l’originalità, mentre il pubblico riconosce nelle sue opere un’energia emotiva immediata. Non è un caso che il suo lavoro abbia suscitato interesse anche fuori dalla Sicilia, confermando come da un territorio ricco di storia come il nostro possano nascere proposte artistiche capaci di dialogare con il panorama nazionale.
Guardando alle prossime tappe, il percorso di Di Paola sembra destinato ad ampliarsi ancora, tra nuove esposizioni, progetti editoriali e collaborazioni. Il suo inchiostro di china continua a tracciare ponti tra il visibile e l’invisibile, tra le rovine degli dèi e le inquietudini dell’uomo contemporaneo.

Per approfondire la Rome Art Week è possibile consultare il sito ufficiale Rome Art Week, ricco di informazioni su artisti, mostre e percorsi tematici.


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