Marsala si è stretta intorno a Gianluca Maria Calì, l’imprenditore che ha detto “no” alla mafia

redazione

Marsala si è stretta intorno a Gianluca Maria Calì, l’imprenditore che ha detto “no” alla mafia

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lunedì 15 Febbraio 2016 - 18:25

“La nostra terra ha tante di quelle bellezze per cui non dovrebbe chiedere niente a nessuno”. Una frase che spesso sentiamo ripetere dalle nostre parti, ma che ha un valore speciale se a pronunciarla è Gianluca Maria Calì, imprenditore palermitano che sta pagando un prezzo altissimo per aver detto “no” alla mafia, ma che – nonostante tutto – continua a credere nel valore della propria scelta, portando la propria testimonianza di coraggio e dignità in giro per l’Italia.

Nel corso dell’incontro organizzato da Libera e Archè sabato pomeriggio a Marsala, Calì ha raccontato la propria storia, partendo dalla decisione di tornare in Sicilia dopo alcuni anni a Milano, per mettere le proprie competenze al servizio della terra in cui è nato. Gli affari vanno a gonfie vele: nel giro di un anno la “Calicar” raggiunge un fatturato di 24 milioni di euro, dando lavoro a tante famiglie. Un giro economico che non sfugge alla mafia, che dopo mesi di tentativi di estorsione andati a vuoto, manda i propri sgherri a dar fuoco ad alcune vetture dell’autosalone di Gianluca Maria Calì, che denuncia immediatamente l’episodio. Per l’imprenditore palermitano cambiano tante cose: comincia a temere per la propria vita e per i propri familiari, la “Calicar” va in crisi, si sente isolato dalla comunità. Ma contemporaneamente la sua storia arriva ai media nazionali e arriva il supporto delle associazioni antimafia e di tante persone che in qualche modo hanno deciso di stare al fianco di Gianluca Maria Calì. Tra loro, anche lo psicoterapeuta Tony Giorgi, che assieme alla collega Francesca Calandra ha scritto il libro “Io non pago. La stra-ordinaria storia di Gianluca Maria Calì”, presentato sabato al Carmine. “Ci sono due tipi di antimafia – ha affermato Giorgi -. C’è l’etica che ci portiamo addosso nel lavoro che facciamo. E questa riguarda tutti. Poi c’è l’antimafia sociale, che non può andare a prendere Matteo Messina Denaro, ma ha un ruolo fondamentale nella costruzione di legami sociali. Aiutare Gianluca Maria Calì significa aiutare la comunità. Perché se lui è una vittima diretta della mafia, noi siamo vittime indirette”.

Tra gli intervenuti anche l’assessore alle politiche sociali Clara Ruggieri, che ha portato il saluto istituzionale dell’amministrazione comunale, e il coordinatore provinciale di Libera Salvatore Inguì, che ha focalizzato gran parte del suo intervento sui recenti attacchi arrivati al mondo dell’antimafia. “In questo periodo in provincia di Trapani sembra che l’elemento di maggiore pericolo sia costituito dalle associazioni antimafia. Panorama scrive che Libera è un pericolo…Si tratta di frasi non surrogate da fatti che entrano nell’immaginario collettivo. Abbiamo bisogno di essere sostenuti. Noi non stiamo affacciati al balcone a guardare gli altri e criticare. Se sbagliamo, ci dicano nei fatti in che cosa, se diamo fastidio è un altro discorso. Noi non facciamo antimafia giudiziaria, facciamo antimafia sociale. Ci impegniamo affinché la collettività si riconosca in alcuni principi: stare assieme, volersi bene”.

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