Laboratori di Analisi Siciliani, il Coordinamento Intersindacale lancia l’allarme: “Sanità convenzionata al punto di rottura”

redazione

Laboratori di Analisi Siciliani, il Coordinamento Intersindacale lancia l’allarme: “Sanità convenzionata al punto di rottura”

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domenica 21 Settembre 2025 - 12:00

“In Sicilia la sanità convenzionata è arrivata al punto di rottura”. Lo afferma il Coordinamento Intersindacale dei Laboratori di Analisi Siciliani, che ha diffuso una nuova nota agli organi di stampa, tornando a denunciare le criticità del settore.

“Un recente decreto di determinazione budget che blocca le strutture in una posizione di immobilismo; una mancata volontà politica di uscire dal piano di rientro; aggregati di spesa iniqui che non tengono conto del reale fabbisogno sanitario regionale dei cittadini siciliani; tariffe ridotte all’osso e totale assenza di interventi nell’ultima manovra finanziaria, stanno soffocando il comparto. Una Sanità regionale, che a differenza di molte Regioni italiane, ha subito il blocco al 2011 di finanziamenti destinati alla sanità convenzionata, mentre il finanziamento complessivo del Servizio Sanitario Nazionale – e quindi anche la quota parte della Sicilia – dal 2011 al 2025 è aumentato di oltre 30 miliardi di euro. La gestione della sanità regionale è stata caratterizzata dalla mancata capacità – o volontà politica – di uscire da un piano di rientro per debiti pregressi, originati da un utilizzo distorto delle risorse destinate all’assistenza sanitaria. Un piano di rientro che dura da 17 anni e che, da 17 anni, impedisce ai cittadini siciliani di poter esercitare pienamente il diritto, sancito dalla legge, di scegliere il luogo di diagnosi e di cura, la libera scelta garantita dalla legge, rispondendo con efficacia ed efficienza ai bisogni effettivi di salute.

Un piano di rientro che fa da paravento a gestioni politiche della sanità molto orientate a massimizzare il consenso politico e molto poco verso i compiti istituzionali propri di una sanità per la quale i cittadini pagano le tasse. Secondo i rappresentanti sindacali, la mancata volontà del Governo regionale di fuoriuscire dal piano di rientro è parte imprescindibile del problema: un’azione che mantiene artificialmente bloccati gli aggregati di spesa e impedisce una reale programmazione sanitaria, negando il riconoscimento del fabbisogno sanitario reale dei cittadini. Non una necessità tecnica, ma una precisa scelta politica che sta soffocando la sanità siciliana!”.

Tariffe Sottocosto e Aggregati Iniqui

Ulteriori criticità per le strutture di laboratorio convenzionate e contrattualizzate sono nate il 31 dicembre 2024, con l’emanazione del nuovo nomenclatore tariffario nazionale che – dopo 25 anni – ha ridotto le tariffe di oltre il 30% in media, con punte di riduzione superiori all’80%. Mentre tante altre Regioni, non sottoposte a piano di rientro, non solo non hanno accettato di applicare le nuove tariffe a ribasso, ma hanno addirittura aumentato le proprie tariffe regionali, indicizzandole e allineandole ai valori di mercato, la Sanità Siciliana e per essa il Governo Regionale, ha tentato di porre rimedio con una misura legislativa che stanziava 15 milioni di euro per l’aumento tariffario, attingendo da fondi regionali. Una misura la cui inadeguatezza legislativa, ampiamente nota e preannunciata,, è stata impugnata dal Governo Nazionale e destinata ad essere abrogata dalla Corte Costituzionale, lasciando i laboratori piegati non solo da aggregati iniqui, ma anche da tariffe sottocosto. Le conseguenze derivanti dal sotto costo tariffario ricadono sia sulle strutture pubbliche che su quelle private: per i laboratori privati accreditati significa lavorare in perdita e rischiare il fallimento, mentre le strutture pubbliche – che hanno costi di produzione ben più alti – non sono passibili di fallimento, generando pesantissimi debiti che gravano sul bilancio del Sistema Sanitario Regionale.

Farmacie dei Servizi e Punti Prelievo Pubblici: Spreco di Risorse

Tra le criticità segnalate dai laboratori di analisi si aggiunge la scelta del Governo nazionale di trasferire competenze professionali mediche alle cosiddette “Farmacie dei Servizi”, dando loro la possibilità di eseguire esami al loro interno, un vero e proprio “esproprio proletario della professione laboratoristica”.

Una manovra definita “assolutamente inutile”, dal momento che i laboratori sono già capillari sul territorio e garantiscono copertura anche nelle aree più disagiate. Ad aggravare lo scenario la recente, sconsiderata, decisione del Governo regionale di aprire centinaia di punti prelievo pubblici, nonostante il divieto previsto dalla normativa vigente e al di fuori di qualsiasi programmazione sanitaria. Si tratta di uno spreco di risorse umane e di denaro pubblico, in violazione delle norme di accreditamento rigidamente imposte alle strutture private. “Laboratori e punti prelievo – spiegano i rappresentanti sindacali – sono presenti su tutto il territorio regionale, garantendo al Sistema Sanitario Regionale costi nettamente inferiori rispetto al pubblico. Aprire nuovi Punti prelievo pubblici significa duplicare servizi, disperdere risorse e gravare ulteriormente sui bilanci della sanità , un totale sperpero di denaro pubblico”.

Un Disegno Politico Preoccupante

Secondo i laboratori, questa strategia ha un chiaro disegno politico: azzerare il ruolo dei laboratori convenzionati, decretandone di fatto una vera propria “condanna a morte” di un comparto che da oltre cinquant’anni garantisce prestazioni tempestive, certificate e capillari. «La convenzionata esterna è un pilastro del sistema sanitario – affermano – e consente diagnosi rapide, referti certificati e costi più bassi per la Regione, eppure questo governo regionale continua a ignorare il nostro ruolo”.

“È inaccettabile che un settore che da oltre cinquant’anni è a fianco del SSR e dei cittadini, garantendo prestazioni capillari, tempestive e certificate, sia oggi trattato come un ostacolo invece che come una risorsa”.

“Si tratta di una politica miope e affarista, che non ha alcuna riconoscenza per un comparto che ha retto il Sistema anche nelle fasi più critiche e che oggi viene deliberatamente spinto verso il collasso”.

L’Appello: “Non Ci Stiamo”

«Noi non ci stiamo – dichiarano i rappresentanti dei laboratori – e denunciamo pubblicamente questo sperpero di denaro pubblico e il disegno politico che mira a cancellarci. Non permetteremo che un patrimonio di competenze, professionalità e servizi venga smantellato nel silenzio generale».

«Da mesi il nostro settore cerca invano un dialogo con la Presidenza della Regione, senza ottenere alcuna risposta. È ormai evidente il continuo rinvio e la mancanza di ascolto. Oggi rivendichiamo con determinazione che le istanze dei laboratori di analisi vengano finalmente messe sul tavolo. Se le istituzioni continueranno a ignorarci, saremo pronti a mettere in campo una serie di azioni di protesta. Non accetteremo oltre l’indifferenza di queste istituzioni!”.

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