Finalmente il Ministro della salute Schillaci si è espresso a favore dell’istituzione della scuola di specializzazione in Medicina Generale, scuola presente nel resto d’Europa e magari aumentando il valore economico delle borse di studio (attualmente circa 800 euro versus i 1500 euro della specializzazione): si incentiverebbero i giovani medici ad intraprendere la carriera di medici di famiglia.
Abbiamo più volte partecipato a conferenze stampa (anche di recente) organizzate dall’Asp di Trapani. Ci sono state fornite tante informazioni sui nuovi siti sanitari, ma noi che ascoltiamo sempre le solite lamentele della gente ( alle quali sempre più spesso ci uniamo), vogliamo mettere l’accento su un aspetto che poco si affronta ma che rischia a breve di avere conseguenze per le famiglie e anche molto serie. Già in posti “particolari” isole, paesi di montagna ecc, il medico di base è andato in pensione e non c’è il sostituto. Leggiamo che adesso interi quartieri di grandi città (Milano) sono rimasti senza medico di famiglia.
E allora che fare? Cercare di capire perché un giovane neo laureato non vuole intraprendere questa carriera. Andare verso stipendi più importanti tali da dare dignità anche a chi si prodiga ogni giorno con perizia e pazienza per i malati senza avere lo studio professionale dei grandi luminari che in un giorno (saranno bravissimi, per carità), guadagnano cifre che il mostro medico di base se li sogna. Eppure hanno la stessa laurea e speriamo guardino ai malati con uguale perizia. Per stimolare i giovani medici c’è necessità di introdurre nel nuovo contratto di lavoro i concetti di pari opportunità; conciliazione vita/lavoro; adeguata retribuzione e valutazione standard dei carichi di lavoro che sicuramente non si esplicitano nelle ore di front office che svolgono in ambulatorio; la possibilità di poter usufruire del part time; una maggiore sicurezza sui luoghi di lavoro. Questo anche per attirare nel sistema pubblico le nuove leve e per dare risposte ad una professione che si declina sempre più al femminile. Dobbiamo essere ben coscienti che o ci salviamo tutti o nessuno, medici e cittadini insieme: il futuro del Ssn dipende anche dalla capacità di ricostruire tra i professionisti e gli utenti un patto solidale e di fiducia. Noi al nostro medico finiamo per affezionarci, facciamo in modo che lo stesso si affezioni al suo lavoro non solo tramite la passione che lo ha visto scegliere questa professione, ma anche perché lo Stato gli riconosca i meriti che spettano loro.
Nel frattempo, toccando ferro e quant’altro, speriamo di stare tutti bene…