Lo scempio dell’ex scuola Lombardo Radice (VIDEO)

Chiara Putaggio

Lo scempio dell’ex scuola Lombardo Radice (VIDEO)

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giovedì 09 Luglio 2020 - 07:00

Ci sono ancora i pagliacci, colorati, sorridenti, con i palloncini in mano. Un decennio fa questi clown variopinti erano stati dipinti da maestre e bambini per rendere più accogliente la scuola, per accogliere con un saluto festoso i piccoli cittadini, allora alunni della scuola Lombardo Radice. Quei corridoi hanno accolto i passi, le risate, le delusioni per i brutti voti, le tristezze delle condizioni di deprivazione economica di tanti, tanti bambini. Ma hanno anche assistito alla “resistenza” delle maestre che lottavano come presidio di legalità in un luogo in cui spesso le difficoltà economiche diventano porte ai tanti volti del male. Poi la scoperta dell’inadeguatezza dei locali – così com’erano – per accogliere ancora un plesso scolastico e la variazione d’uso. Il Radice diventa un locale per archivio di documenti comunali. Successivamente, a grandi passi, si piomba verso l’inferno. E già due anni fa cittadini, associazioni, il parroco lanciano il loro grido di allarme e di dolore per quel che è diventato questo posto. Da casa del futuro a stazione di morte. Da sogno di letture e competenze per affrancarsi dall’ignoranza, che è la prima e la madre di ogni schiavitù, a ghigliottina che falcia vite.

Le falcia letteralmente, avvelenando le vene di chi consuma e compra e le falcia anche economicamente e moralmente, rendendo uomini, donne, ragazzi, pedine di un commercio violento che spesso non lascia tanto spazio alla scelta, al ripensamento. Muoiono tutti e lo fanno in un posto bellissimo, a Sappusi, a due passi dalla diga foranea fenicia, dove basta respirare per sentire il profumo salmastro che anticipa la meraviglia della laguna dello Stagnone, dove se alzi gli occhi il mare, basso, caldo, amico, è promessa di speranze vere, seppur ammorbate da chi ancora lo sporca. La morte si annida a due passi dalla meraviglia e non bastano le denunce di chi si rifiuta di rassegnarsi. Ci vuole un colpo di reni della città tutta, della provincia tutta. Un anno fa era iniziata l’opera di muratura degli accessi, per impedire che il Radice fosse ancora luogo di commercio e consumo di droga. Ma anche questo passo è rimasto incompiuto. Ora chi vende la morte a caro prezzo ci ha messo dentro anche dei cani, li affama, così sono più rabbiosi, in caso qualcuno volesse entrare e disturbare. Il risultato è uno scempio. Un’indecenza che un paese civile non può sopportare. E se si volta dall’altra parte, non è civile, è solo distratto, borghese, triste e superficiale. Se solo i pagliacci potessero parlare sono certa che urlerebbero, che fermerebbero, o almeno ci proverebbero a fermare la morte. D’altronde non sono andati via, sono ancora là, non si sono voltati dall’altra parte.

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