Una panchina rossa per Nicoletta, il padre: “Margareta ci ha distrutti come un virus”

redazione

Una panchina rossa per Nicoletta, il padre: “Margareta ci ha distrutti come un virus”

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lunedì 09 Marzo 2020 - 10:55

Sulla piccola targa si legge “In ricordo di Nicoletta Indelicato” e la memoria subito corre a quei giorni tristi in cui si cercò invano, e in ogni dove, la giovane donna scomparsa, inghiottita dal buio della notte fra il 16 e il 17 marzo dell’anno scorso, fino alla macabra scoperta del suo cadavere martoriato nelle sperdute campagne marsalesi. La panchina rossa è dunque dedicata a lei, simbolo della donna vittima di violenze e non poteva non essere così, specialmente in una data evocativa come l’8 Marzo.

Nella piazzetta antistante l’Antico Mercato, sotto una mite pioggerellina, riuniti nel ricordo di lei e anche delle altre donne uccise, c’era Salvatore Inguì, storico referente dell’Associazione “Libera contro le mafie”, c’erano le Associazioni “Metamorfosi” e “Archè”, l’assessora Anna Maria Angileri e l’assessora Clara Ruggieri ma c’erano soprattutto loro, i genitori di Nicoletta Indelicato, visibilmente commossi ma consapevoli che la loro generosa presenza lì, era un bell’esempio di amore e riconoscenza per l’intera comunità che è stata loro vicina con attestati di stima e di affetto.

“Per noi è un momento di commozione. Siamo stati disponibili perché è giusto sperare che non ci siano più violenze perché è veramente brutto incappare in una situazione come quella che stiamo vivendo noi per colpa di 2 balordi. Margareta non è nemmeno pentita di quello che ha fatto e dice ancora di essere innocente anche se era amica di mia figlia, veniva a prenderla a casa e ha distrutto prima lei e poi noi. E’ stata un virus per noi. Mia figlia non si perdonava di essere stata più fortunata di lei, di avere una famiglia benestante mentre a Margareta le è morta la mamma e non aveva un buon rapporto col padre. E l’invidia ha fatto il resto. Ma per invidia si può arrivare a uccidere così?”. La voce bassa, i toni pacati di Damiano Indelicato, papà di Nicoletta, testimoniano tutto il dolore di un padre che non si dà pace.

E mentre lui parla, la mamma, la signora Maria Angileri, piange e scuote la testa. “Nel suo piccolo, la madre di Carmelo Bonetta, reo confesso dell’omicidio di mia figlia, una cosa buona l’ha fatta in aula. Rosalia Gargano ha detto di non perdonare il figlio per quello che ha fatto e di pensare ogni giorno al dolore di mia moglie”.

Commozione e speranza dunque, mentre, immobili davanti la panchina rossa ricoperta di un drappo tanto rosso da sembrare sangue, tutti aspettavano che scivolasse via per svelare il suo vero messaggio di pace, di luce, di arcobaleno, simbolo di speranza e riconciliazione. La panchina ora è di nuovo lì, restaurata dopo essere stata vandalizzata, maltrattata, divelta, con un accanimento incomprensibile da parte di qualcuno che evidentemente non ne ha mai compreso il valore simbolico.

“Non ci arrendiamo. Se la rompono la aggiustiamo perché io credo che le cose possano cambiare”. Salvatore Inguì, carico di energia, nel suo messaggio ai presenti, non ha dubbi. Ha ringraziato chi lo ha aiutato a rimettere in sesto quella panchina distrutta che, ancora una volta, ha unito tante persone in un unico ricordo.

[ tiziana sferruggia ]

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