Nelle polemiche politiche che hanno caratterizzato il dibattito nel Paese sul decreto sicurezza, i partiti, ma soprattutto i sindaci, hanno preso posizioni che vanno da quelle estreme del sindaco di Palermo Leoluca Orlando, passando per quello di Napoli Luigi De Magistris che si sono detti pronti ad innescare una specie di disobbedienza civile per permettere agli extracomunitari di avere accesso ad un documento di residenza cosa che di fatto la nuova legge proibisce, fino ad arrivare nella nostra città.
A Marsala, su iniziativa del Consigliere comunale Daniele Nuccio, è stato diffuso un documento, sottoscritto da altri due componenti di Sala delle Lapidi, Linda Licari e Luana Alagna, oltre che dalla Cgil, diverse decine di associazioni e da circa 200 cittadini, in cui si invita il sindaco “…a lanciare un forte messaggio contro le politiche criminogene del governo, e di sospendere l’attuazione del cosiddetto “Decreto Salvini”. Avevamo già riportato all’interno di un ragionamento amministrativo più complesso il pensiero del sindaco.
Ora Alberto Di Girolamo attraverso la sua pagina Facebook scrive: “Mi sembra importante in queste ore di dibattiti, polemiche, opinioni controverse e in cui il ruolo dei sindaci viene da più parti richiamato ad intervenire su una questione di scottante attualità qual è quella legata al Decreto Sicurezza, ribadire il mio pensiero e la mia posizione”. Il sindaco afferma di non condividere nel merito il provvedimento governativo tuttavia, “…da primo cittadino pur non condividendo il provvedimento ritengo doveroso rispettare l’applicazione della legge, questa come tutte le altre, dal momento che nessuna Istituzione può mancare ai propri doveri senza che tutta l’architettura democratica ne venga inficiata. In una democrazia nessuno può arrogarsi il diritto di non rispettare le leggi dello Stato, anche quando queste non vengono condivise e addirittura considerate inaccettabili. In particolare un sindaco, a mio parere, ha il dovere di rispettarle ed applicarle”.
Alberto Di Girolamo, che è anche esponente del partito democratico, traccia invece un altro percorso. “Un sindaco può invece e deve impegnarsi affinché la legge venga modificata, e per tale motivo ritengo che il ricorso alla Corte Costituzionale sia l’unica via per provare a ribellarsi ad una legge iniqua che rischia di mettere sulla strada decine di migliaia di persone aumentando l’illegalità e tutto ciò che ne consegue”. Nel suo ragionamento non manca di entrare nel merito della legge. “ Il Decreto Sicurezza è un provvedimento che può risultare autolesionista perché crea tanti irregolari in più aumentando il conflitto sociale sulla pelle di persone che si ritroveranno senza documenti, senza protezione umanitaria e che per sopravvivere saranno costrette a lavorare in nero, rischiando di entrare in contatto con la microcriminalità o con la prostituzione. Ritengo che legalizzare le persone aiuti la sicurezza, persino l’economia, e la convivenza civile. Questo Decreto, frutto di un clima di paura e di intolleranza, può essere impugnato con un percorso diverso che confluisca in un ricorso alla Corte Costituzionale, e per tale motivo invierò una nota al presidente della Regione Siciliana – terra da sempre simbolo di accoglienza e che ben conosce il dramma dell’emigrazione – affinché anche la nostra regione faccia ricorso alla Corte Costituzionale in sintonia con altre regioni italiane”.