Il futuro del porto di Trapani torna al centro del dibattito politico e istituzionale. A riaccendere i riflettori è il deputato regionale del Partito Democratico Dario Safina, che lancia un appello accorato affinché non venga dispersa un’occasione storica di sviluppo per l’intero territorio.
Da anni, lo scalo trapanese attende il completamento dei lavori di dragaggio e della riqualificazione del waterfront, interventi ritenuti essenziali per garantire competitività al porto e continuità agli investimenti già avviati dagli operatori privati. Ma oggi, denuncia Safina, il rischio è che le incertezze politiche e l’assenza di indirizzi chiari facciano deragliare un percorso che avrebbe dovuto segnare il rilancio infrastrutturale della Sicilia occidentale.
La preoccupazione principale riguarda il dragaggio dei fondali, ritenuto insufficiente nelle aree cruciali per la manovra e l’attracco delle navi commerciali. Senza un aumento effettivo del pescaggio, oggi ancora limitato a 8 metri nonostante interventi parziali, le prospettive di crescita dei traffici rischiano di svanire, trascinando con sé investimenti, occupazione e l’intera filiera logistica.
“Non vorrei – afferma Safina – che, alla luce delle tensioni politiche interne alla maggioranza di centrodestra, la commissaria straordinaria dell’Autorità di Sistema Portuale, Annalisa Tardino, eviti di prendere posizioni e abbandoni il porto di Trapani all’oblio”.
Il deputato dem ricorda che in IV Commissione dell’ARS è già stata richiesta l’audizione della Tardino per fare chiarezza sullo stato dei lavori e sulle tempistiche di completamento, ma la seduta non è stata ancora calendarizzata. L’auspicio è di recuperare immediatamente dopo l’esame della legge di stabilità.
Safina, tuttavia, indica anche un’occasione più immediata: il Consiglio comunale aperto previsto per venerdì a Trapani, dove la commissaria potrebbe e dovrebbe presentarsi per illustrare con trasparenza documenti, cronoprogrammi, criticità e azioni future.
“Non partecipare a questo importante all’incontro – avverte Safina – sarebbe un atto gravemente irrispettoso per l’intera cittadinanza trapanese”.
Le parole del deputato interpretano il timore sempre più diffuso tra imprese, lavoratori e amministratori locali: che un porto strategico per l’economia della provincia possa rimanere prigioniero di ritardi amministrativi, procedure interminabili e scelte politiche poco coraggiose.
In un contesto in cui la ZES, la transizione energetica e i nuovi investimenti logistici potrebbero trasformare Trapani in un hub vitale per il Mediterraneo, ogni esitazione pesa come un macigno. Per Safina, e per molti operatori del settore, il porto non è semplicemente un’infrastruttura: è il perno industriale e occupazionale su cui si regge il futuro della città.
La richiesta, dunque, è una sola: chiarezza, responsabilità e un impegno immediato affinché il porto di Trapani non venga lasciato indietro proprio nel momento in cui avrebbe le condizioni per crescere.