Castelvetrano, città trapanese della Sicilia sud-occidentale, custodisce nel suo nome e nelle sue pietre secoli di storia intrecciati a civiltà, dominazioni e trasformazioni sociali. Le origini della città affondano nel periodo medievale, ma i suoi legami con l’antichità sono profondi: da Selinunte, la grande polis greca oggi divenuta celebre parco archeologico, sembrano discendere i cosiddetti “veterani” che avrebbero dato vita al primigenio nucleo dell’insediamento, da cui il toponimo Castrum Veteranum, ovvero “accampamento dei veterani”. Castelvetrano è conosciuta anche come “Palmosa Civitas”, letteralmente città piena di palme.
L’Età Medievale, le origini della città e la crisi del villanaggio
La teoria oggi più accreditata vede le radici di Castelvetrano innestate in un processo più ampio e complesso: la crisi del villanaggio, conseguenza diretta della dominazione normanna. La scomparsa di numerosi casali e l’abbandono delle campagne da parte di una popolazione ormai svincolata dalla schiavitù della terra portarono alla nascita di nuovi centri urbani. Castelvetrano, per la sua posizione strategica e le terre fertili, divenne punto di attrazione per questi nuovi contadini-lavoratori, liberi ma stipendiati. Le menzioni di casali arabi come Qasr’ ibn Mankud, Bilgah, Al Asnam e Rahal al Qayd nella zona, riportate nel 1154 da Edrisi, confermano la vitalità dell’area in epoca islamica. Con il XIII secolo Castelvetrano acquista una chiara identità urbana.
L’ascesa dei Tagliavia
Nel 1273 paga le decime al vescovo di Mazara, e nel 1299 il re Federico III la concede in baronia a Bartolomeo Tagliavia, dando avvio al lungo dominio della famiglia Tagliavia-Aragona, che segnerà profondamente la storia e l’architettura della città. Il barone Nino I Tagliavia favorì la costruzione della Chiesa Madre e della chiesa di San Gandolfo, oggi nota come dell’Annunziata. Nel corso del Quattrocento, Castelvetrano venne fortificata, come dimostrano le chiese sorte extra moenia, segno evidente di un’espansione urbana al di là della cerchia muraria. Nel 1522, Carlo V elevò Castelvetrano a contea, e nel 1564 Filippo II la eresse a principato, riconoscendone l’importanza strategica ed economica. Furono anni di massimo splendore: la città si sviluppò urbanisticamente, crebbe in popolazione e prosperò grazie alla riorganizzazione agricola e al lavoro dei suoi signori, in particolare Giovan Vincenzo Tagliavia, promotore di numerose opere religiose e civili. Con il figlio Carlo d’Aragona e Tagliavia, la “città palmosa” si arricchì ulteriormente: sorsero il Monte di Pietà, la Compagnia dei Bianchi, numerose confraternite, e fu avviata la straordinaria impresa dell’acquedotto di Bigini, completato nel 1615.
Il Sistema delle Piazze e i simboli architettonici
Nel cuore della città si sviluppò un complesso urbanistico di rara bellezza, il Sistema delle Piazze, formato dalle attuali piazze Umberto I e Carlo d’Aragona Tagliavia. Le loro quinte scenografiche sono costituite da monumenti simbolo della città: il Palazzo Pignatelli-Aragona, la già citata Chiesa Madre con l’imponente torre campanaria, la raffinata Chiesa del Purgatorio e l’elegante Fontana della Ninfa, simbolo della ricchezza e del benessere della città. Quest’ultima, con le sue tre vasche sormontate dalla figura della Ninfa con cornucopia, fu la prima a portare acqua potabile in città, collocata nei “quattro canti”, il crocevia che divide Castelvetrano nei suoi quartieri storici. Tra i simboli cittadini, lo stemma rappresenta una palma d’oro in campo turchino, con la scritta “Palmosa Civitas Castrum Vetranum”, che richiama l’antica Selinunte, celebrata da Virgilio come “palmosa”. Il legame con Selinunte è fortissimo anche nel moderno Teatro Selinus, realizzato da Giuseppe Patricolo, che richiama l’architettura dei templi greci e celebra l’identità culturale locale.
Arte, Artigianato e Rinascimento Castiglionese
Tra il Cinquecento e il Seicento, Castelvetrano visse un’intensa stagione artistica grazie all’arrivo di importanti maestri come Antonino Ferraro da Giuliana, celebre stuccatore, che contribuì alla decorazione delle chiese di San Domenico, Matrice e San Giuseppe. L’economia conobbe una straordinaria crescita: l’affitto dei feudi aumentò vertiginosamente, la popolazione crebbe, ma alla fine del secolo iniziarono difficoltà legate a carestie, epidemie e fiscalità opprimente, che culminarono nella rivolta popolare del 1647, duramente repressa da Stefania Cortes e Mendoza. Il Settecento fu segnato dalle tensioni politiche legate alla contesa tra potenze europee, ma anche da fermenti illuministici e riformatori che prepararono il terreno ai moti del XIX secolo. Castelvetrano accolse Goethe nel 1787 e nel 1812 ospitò la regina Maria Carolina, moglie di Ferdinando II. Fu partecipe ai moti del 1820 e del 1848, e nel 1860 i suoi cittadini si unirono a Garibaldi nella liberazione di Palermo. L’eroe dei due mondi, nel luglio 1862, visitò Castelvetrano definendola “generosa” e pronunciò un memorabile discorso dal balcone municipale. Nel periodo post-unitario, la città fu al centro di importanti dinamiche economiche, grazie all’iniziativa della famiglia Saporito. Ma anche il malcontento popolare si fece sentire: nel 1893 Castelvetrano fu teatro di tumulti legati ai Fasci Siciliani, immortalati nelle stampe di Ettore Ximenes. Tra i figli illustri della città ricordiamo il filosofo Giovanni Gentile, massimo esponente del neoidealismo italiano e riformatore della scuola, lo storico Virgilio Titone, il fisico Mariano Santangelo e il compositore Raffaele Caravaglios.
Tradizioni popolari a Castelvetrano
Castelvetrano è ricca di tradizioni popolari e religiose. La più celebre è la “Aurora”, che dal 1660 si tiene ogni mattina di Pasqua: nella piazza del Duomo, tra fiori e folla, si rappresenta l’incontro tra Cristo risorto e la Vergine Maria, in un rito carico di emozione e simbolismo. Altra festività sentita è la festa del Sacro Cuore di Maria a Marinella di Selinunte, con processione a mare e sagra del pesce azzurro. L’estate castelvetranese è animata da eventi culturali, sportivi e gastronomici a Marinella e Triscina di Selinunte. A settembre si svolge la Fiera della Tagliata, oggi vetrina dell’artigianato locale, mentre in primavera si tengono la Fiera dell’Agricoltura e quella sull’olio Nocellara del Belìce, tipico prodotto d’eccellenza del territorio. A maggio, il grande corteo storico di Santa Rita rievoca i fasti nobiliari della città, mentre il Carnevale, con la sfilata dei carri del “Nannu e la Nanna”, culmina nella lettura del “testamento” satirico e nell’“abbruciatina”, metafora della ciclicità della vita. Oggi, Castelvetrano guarda al futuro puntando su turismo, valorizzazione delle sue eccellenze agricole e sulla sua identità storica, culturale e architettonica. Punto di riferimento della Valle del Belìce, la città prosegue il suo cammino, fiera del proprio passato e aperta alle sfide del presente, una, la più ardua, quella contro la cultura mafiosa.