Nel cuore della politica trapanese si accende un confronto sempre più acceso, tra tentativi di rottura e spinte alla coesione. A intervenire con toni netti è Camillo Oddo, ex vicepresidente dell’ARS e figura storica della sinistra siciliana, che analizza con lucidità la dialettica cittadina, la nascita di nuovi movimenti civici e le frizioni interne al centrosinistra. Un’intervista senza sconti, nella quale Oddo rivendica il buon governo dell’amministrazione Tranchida e lancia un monito chiaro: “I trapanesi sono più intelligenti di quanto si pensi, e non si faranno strumentalizzare”.
Onorevole Oddo, la recente contrapposizione tra il sindaco Tranchida e l’imprenditore Antonini sembra rappresentare non solo un conflitto personale, ma anche uno spartiacque politico per il futuro della città. Ritiene che questa polarizzazione rifletta una crisi di rappresentanza nella sinistra trapanese o, al contrario, una fase di rigenerazione interna al centrosinistra, in vista delle prossime sfide elettorali?
Imprenditori che creano movimenti politici per contrastare chi amministra la cosa pubblica non mi hanno mai convinto. Lo schema adottato dal signor Antonini è un guscio vuoto utile, in questa fase, ad alimentare un clima di scontro anche con tutti coloro che hanno proposto e deliberato la sua cittadinanza onoraria. Un cittadino onorario dovrebbe essere più accorto e rispettoso nei confronti delle persone che hanno riconosciuto in lui le caratteristiche che hanno permesso di conferirgli la cittadinanza. Basta leggere l’atto deliberativo del Consiglio comunale per comprenderlo ancora meglio. Altra cosa è creare un movimento dandogli una precisa connotazione, in termini di merito, di proposta e collocazione politica. In più, è veramente curioso che si annunci la nascita di un movimento giocando sulla sensibilità del tifoso a cui piace il basket e il calcio. Come se Trapani non avesse una memoria storica che vide il mitico Palagranata e il basket di Vincenzo Garaffa promosso in Serie A, incendiando i cuori degli sportivi granata. O il Trapani Calcio di Vittorio Morace che, per soli due goal, non approdò in Serie A. Insomma, lo dico con estrema serenità: i tifosi trapanesi sono più intelligenti di quanto si immagini, e se alcuni pensano di utilizzarli come futura massa di manovra elettorale, si sbagliano di grosso. Nondimeno, ho la netta sensazione che si tratti di un copione che ripercorre esperienze già vissute, come la battaglia elettorale alle amministrative di Erice del maggio 2012. Allora al Comitato “Verso la grande città”, che puntualmente spunta in occasione delle elezioni amministrative di Trapani e di Erice, si associò il centrodestra, il Partito Socialista Italiano e il Movimento Popolare Siciliano. Il candidato era Ignazio Grimaldi, che superò di poco il 32 per cento dei consensi. Tranchida vinse col 63,12 per cento, e il terzo candidato superò di poco il 4 per cento. Qualcuno potrebbe obiettare: altri tempi, altri modelli politici e sociali. Certo, però la realtà ha la testa dura. Trapani oggi è una città amministrata con dinamismo e una mole di realizzazioni in essere e in procinto di inizio lavori che non teme paragoni con altre realtà siciliane. Questo aspetto dovrebbe appassionare il confronto politico e, principalmente, l’azione politica dell’opposizione. Invece, la strada intrapresa sembra quella dei nuovi specialisti nell’alimentare l’odio politico e lo scontro fine a se stesso.
Se il centrosinistra non si farà distrarre, penso che il centrodestra, associato o meno con altre entità pseudopolitiche, subirà un’altra sonora sconfitta. Per ultimo, mi risulta – leggendo e ascoltando – che la compagine amministrativa e la maggioranza che la sostiene siano pronte ad accogliere la proposta del signor Antonini, che punta a realizzare la Cittadella dello Sport che potrebbe trovare ubicazione in contrada Milo a nord dell’autostrada. Basta acquisire, da parte sua, la disponibilità della superficie utile allo scopo, di terreno demaniale dello Stato. Il resto sono aspetti procedurali che chiunque deve osservare per poter realizzare l’opera.
Nel contesto di una dialettica sempre più accesa e quasi pre-elettorale, la nascita del movimento “Futuro – Il nuovo Rinascimento” appare come un tentativo di strutturare un’alternativa civico-imprenditoriale ai partiti tradizionali. Secondo lei, come dovrebbe reagire il Partito Democratico, a livello locale, per non trovarsi schiacciato tra logiche personalistiche e derive populiste?
Sinceramente non mi sembra di scorgere all’orizzonte uomini del Rinascimento impegnati per uno più libero sviluppo del pensiero. Parlare poi di alternativa civica-imprenditoriale ai partiti tradizionali è proprio fuori dalla mia immaginazione. Per quello che vedo e leggo siamo alla prepolitica, cioè ancora oggi chi fa fatica a costruire l’alternativa alla compagine amministrativa guidata dal sindaco Tranchida non sa più cosa inventarsi, e così facendo crea solo un clima rissoso che alla lunga può trasformarsi in zavorra per un’ulteriore crescita sociale, economica e culturale della città di Trapani. Il PD ha fatto e fa bene a parlare di fatti e ad ascoltare i cittadini, interpretandone sempre più i bisogni primari e non solo. Come ha fatto bene a parlare e a veicolare le opere realizzate, in corso di realizzazione e quelle in procinto di apertura di nuovi cantieri da parte dell’amministrazione Tranchida, con l’apporto e la condivisione dell’intera maggioranza.
Diciamolo senza mezzi termini: la coalizione che ha sostenuto Tranchida può e deve essere fiera del buon governo di questi anni. E considerato che al PD non manca la cultura di coalizione, non manca il profilo popolare contro ogni forma di populismo, sono convinto che il centrosinistra e le esperienze civiche sapranno costruire una proposta politica e programmatica competitiva e agguerrita, in grado di fare un ulteriore passo avanti nel percorso di sviluppo e di crescita complessiva della città.
È emersa negli ultimi giorni una tensione tra il sindaco Tranchida e il deputato regionale Dario Safina, protagonisti di un acceso scambio di messaggi e dichiarazioni – pur sfumato poi nella “normale dialettica politica”. A suo avviso, quel contrasto è stato ricomposto? I rapporti tra Tranchida e Safina tornano saldi, o persistono divisioni che potrebbero riverberarsi all’interno del centrosinistra trapanese?
La dialettica politica, anche all’interno del PD, non può che essere considerata vera ricchezza culturale. Fra persone serie e perbene ci si confronta senza peli sulla lingua, attenendosi al merito. Questo è uno degli elementi che caratterizzano una comunità come quella delle democratiche e dei democratici trapanesi. Altro elemento caratterizzante è la capacità di ascoltare e valorizzare coloro che pensano con la loro testa e agiscono in politica per il bene comune. Safina e Tranchida lo fanno quotidianamente in maniera meritoria. Si chiama: politica al servizio dei bisogni dei territori e dei cittadini. Ecco, basta richiamare questi modelli per dire che, preoccupandosi delle tante cose da fare per le nostre comunità, i contrasti possono essere derubricati in confronto nel supremo interesse pubblico. Questo è quello che pretendono i cittadini elettori e i tanti che, purtroppo, si rifiutano di andare a votare perché delusi dalla politica parolaia, opportunista, trasformista e quindi inaffidabile.