Un nuovo capitolo del Marsala Jazz Festival lo affrontiamo con il co-organizzatore Giacomo Bertuglia e con il fondatore di Catania Jazz Pompeo Benincasa che portò su quel palco il fior fiore di artisti jazz e blues mondiali. Benincasa ci ricorda come arrivò a Capo Boeo: “Fui contattato dall’allora assessore Nino Rosolia che venne ad ascoltare il Festival di musica araba che organizzai a Gibellina grazie al sindaco Corrao nel 90’. Rosolia aveva in mente un progetto che legasse il prodotto jazzistico al turismo per far conoscere la Città nel mondo. Voglio dirlo subito: come direzione artistica avevamo compensi ridicoli al contrario di quello che si diceva. Ma pretendevamo che la direzione tecnica che ci affiancava fosse ben competente e pagata per questo”.
Benincasa affronta la morte di quell’imponente manifestazione: “Perchè non l’hanno più voluta fare? Forse perchè era legato al nome di Rosolia? Di sicuro so che era il secondo festival in Italia dopo l’Umbria Jazz e che in quei giorni le strutture alberghiere cittadine non avevano più posti, addirittura abbiamo chiesto di affittare le case al mare per poter ospitare i nostri artisti; molti pur di assistere a concerti e seminari dormivano in camping a Petrosino e Trapani. Il Festival poi, iniziò a morire con l’ultimo atto dell’Amministrazione guidata da Salvatore Lombardo”. Alle casse del Comune il Festival non pesava per la mole di ricavi che aveva, dice Benincasa: “Un esempio per tutti: nel 2000 con un biglietto di 5 euro, tranne per il concerto di Dee Dee Bridgewater, il Comune incassò 130mila euro di ticket per 14mila paganti e 100mila di sponsor. Se a ciò si aggiunge il contributo che il Ministero riconobbe per l’anno 2001 di circa 30mila euro, noi stessi ci occupammo di presentare la richiesta per conto della Pubblica Amministrazione. Nel 2001 però, già non si parlò più di Jazz Festival, ma ci furono una serie di concerti di spessore. Poi stipulammo un contratto dal 2002 al 2004 prevedendo che il contributo statale crescesse”.
Poi arrivò l’Amministrazione a guida Eugenio Galfano. Benincasa ci spiega: “Quando presentammo la proposta musicale al nuovo sindaco, i soldi in bilancio non c’erano più. Soldi che, lo ricordiamo, erano tutti gli incassi che il Festival faceva da solo. Inoltre i contributi degli anni 2002, 2003 e 2004 ci erano stati revocati; e pensare che avevamo fatto concerti pazzeschi come i due di Pat Metheny. Perchè? Perchè pare che il Comune non avesse mai mandato il bilancio consuntivo relativo all’anno precedente al Ministero!”.
E qui scattano tanti altri quesiti. Perchè non fu mai inviato considerato che il Festival non pesava sull’ente comunale? “Probabilmente perchè qualche dirigente non fece bene il suo lavoro – ipotizza Beincasa -. Vicenda che portai in Tribunale e l’unico a farne le spese con una condanna fui io. Persi anche una casa a Marsala per ripagare i debiti. Alla fine dopo anni ottenni indietro 40 mila euro dei 300mila spesi. Un grosso danno”. Diversi anni più avanti, nel 2013, venne realizzato il Festival della Chitarra e la sindaca Giulia Adamo volle riproporre il Marsala Jazz Festival. “Portammo al Complesso San Pietro nomi come Toninho Horta, Bruno Biriaco e gli Area – ricorda Bertuglia -, ma finimmo nel bel mezzo delle dimissioni della Adamo e di beghe burocratiche infinite. Volevamo fare uno sbigliettamento ma non ci fu permesso, ci abbiamo rimesso io, con Claudio Forti e Fabio Gandolfo. Eravamo una bella squadra, che tempi. Li porterò nel cuore come Mario Parnasso, che ci ha sempre dato una grande mano”.