Nello scorso numero di Marsala C’è vi abbiamo raccontato quelli che furono gli albori del Marsala Jazz Festival, attraverso i racconti di uno degli organizzatori dell’epoca – siamo agli inizi degli anni ’90 – Giacomo Bertuglia. Una grande manifestazione che visto il notevole contributo dell’Amministrazione comunale e dell’assessore alla Cultura Nino Rosolia, che ha acceso un faro sulla città lilybetana a livello internazionale, con musicisti blues e jazz di levatura mondiale come Joe Zawinul, Steve Coleman, Mike Stern, Tito Puente, Branford Marsalis, John Patitucci, Blues Brothers, tutti passati sui palchi di Capo Boeo. Ma ricostruiamo un’altra parte di storia del Marsala Jazz Festival che dal 1995 diventò Marsala Doc Jazz Festival.
La manifestazione, oltre ai seminari gratuiti, prevedeva una serie di concerti che furono ospiti – sempre liberi – prima a Piazza Loggia e dopo a Porta Nuova. E la macchina organizzativa che ha lavorato dietro le quinte, può ancora oggi snocciolare preziose memorie: “In quei giorni frenetici tra i grandi della musica, il problema non era solo garantire un service audio luci al massimo dell’efficienza, uno dei migliori a disposizione – ci racconta Bertuglia -, ma era anche far trovare le asciugamani bianche in camerino a Tito Puente, i panini imbottiti ai Blues Brothers che hanno voluto sul palco ventilatori e grosse ceste per l’uva con del ghiaccio piene di spumante, whisky e vodka di pregiata marca. Ricordo ancora che in Piazza della Vittoria per i Blues Brothers c’era gente arrampicata sugli alberi pur di ascoltarli, tant’è che abbiamo avuto la buona idea di togliere le sedie che invece erano presenti in altri concerti. Ricordo anche la grande disponibilità di Chick Corea e John McLaughlin che non voleva interpreti italiani al di fuori di Matthew Garrison che parlava bene l’italiano ma anche tutti i dialetti del Paese, peraltro fu il bassista di Pino Daniele. Una chicca: Garrison era già venuto con Zawinul nella prima edizione ed accadde una specie di ‘attrito’ tra Garrison ed il figlio di Zawinul che faceva il fonico, con il padre che faceva da paciere tra i due. Insomma un indotto niente male anche ma non solo per l’aspetto economico, per i commercianti, se si pensa che le migliaia e migliaia di persone presenti al Jazz Festival ha consumato anche solo un caffè”.
In foto Bob Berg con Giacomo Bertuglia
Ribadisco: Ahimè una ennesima occasione storica per fare cultura (e non solo in senso strettamente musicale ) nella nostra Città persa per l’incuria intellettuale e la miopia e incapacità di una classe politica che con colori diversi si è alternata negli ultimi trenta anni alla guida della stessa.
Marsala in questo periodo ha subito un progressivo e inesorabile declino in tutti i campi e questo, a meno di non avere il prosciutto sugli occhi, è evidente a tutti.
In campo non solo culturale ( si pensi ad esempio alle mancate o perse occasioni di istituire corsi di laurea strettamente legate alla economia e alla natura e vocazione imprenditoriale del nostro territorio) ma anche in altri (sanità, viabilità, collegamenti , trasporti urbani, sport, porto, gestione dell’aeroporto, parcheggi , lotta all’abusivismo, sostegno all’imprenditoria locale, sostanziale politica per un turismo di qualità – e non legato solo a favorire, ad esempio, il progressivo depauperamento del patrimonio storico-paesaggistico della Laguna dello Stagnone -, ecc.).
Diciamolo chiaramente, in tutti i campi Marsala ha perso progressivamente ma inesorabilmente visibilità e considerazione e tutto ciò verosimilmente per un tragico connubio tra una classe politica e amministrativa incolta e poco illuminata e una popolazione in gran parte indolente e priva di sufficiente orgoglio, senso di appartenenza e consapevolezza delle proprie radici storio-culturali.
Non bastano ad invertire la tendenza meritevoli iniziative individuali o di gruppi e associazioni benemerite che in vari campi si sono dati o si danno da fare, spesso in mezzo a tante difficoltà e tra l’indifferenza se non talora l’opposizione della cosiddetta “classe dirigente”.
Probabilmente necessiterebbe una sorta di rivoluzione culturale e amministrativa negli anni a venire: ma con quali presupposti, visto che gran parte delle nuove generazioni di marsalesi spesso per motivi di studio o di lavoro vanno via e pochi ritornano con il know how acquisito altrove?