La Sicilia è la seconda regione l’Italia per numero di indagati per corruzione e reati affini, che inquinano l’economia e la normale attività delle pubbliche amministrazioni: con appena 5 inchieste giudiziarie svolte dal primo gennaio al primo dicembre di quest’anno sono infatti ben 82 le persone finite sotto accusa. Peggio dell’Isola fa solo il Lazio, con 10 inchieste e 106 indagati. Il dato, riportato nel dossier di Libera “Italia sotto mazzetta”, realizzato in occasione della Giornata intenazionale contro la corruzione, che ci celebra oggi (9 dicembre), è senz’altro parziale, in quanto si basa soltanto su notizie diffuse dalla stampa e non tiene quindi in conto tutte le indagini – spesso molto lunghe e complesse – ancora coperte dal segreto istruttorio.
Come è noto, il territorio trapanese negli ultimi anni ha visto i tanti casi di voto di scambio e casi di corruzione all’interno della Pubblica Amministrazione. In tutto sono 48 le inchieste censite (di cui 20 soltanto tra Sud e Isole) nel report, portate avanti da 28 Procure in 14 regioni per un totale di 588 indagati. La Sicilia, nonostante il numero delle indagini sia inferiore a quello di Lazio (10), Campania (9) e Lombardia (7) conta un numero di indagati più elevato. Assieme alla Puglia (4 inchieste, 64 indagati) queste sono le regioni in cui, in base ai dati raccolti dall’associazione, si contrano il 74% delle indagini. L’Isola è seconda in tutto il Paese per numero di persone finite sotto inchiesta, seguita dalle Marche (80 indagati di cui 77 con un solo procedimento su un giro di mazzette per false vaccinazioni contro il Covid), dalla Campania (79), dalla Lombardia (72) e dalla Puglia (64).
Le mazzette vengono utilizzate per facilitare gli iter burocratici più disparati, dai finti vaccini oppure per ottenere falsi titoli di studio, ma anche per oleare i meccanismi spesso farraginosi legati all’aggiudicazione di appalti per la gestione dei rifiuti e la realizzazione di opere pubbliche, ma anche la concessione di licenze edilizie. Senza contare tutta la galassia di tangenti legate al voto (voto di scambio, anche politico-mafioso, traffico di influenze illecite ecc.).
“E’ un quadro allarmante – dice Libera – questa avanzata senza freni della corruzione in Italia. Da Torino ad Avellino, da Bari a Pozzuoli, da Palermo e Catania, da Milano a Roma, il 2024 è un continuo bollettino di mazzette con il coinvolgimento di amministratori, politici, funzionari, manager, imprenditori, professionisti e mafiosi coinvolti in una vasta gamma di reati di corruzione. Le tante inchieste ci raccontano di una corruzione ormai normalizzata, che come una vera patologia nazionale alimenta sfiducia diffusa nelle istituzioni democratiche, disimpegno, astensionismo”.