Il 12 dicembre, alle ore 21, il Teatro “Eliodoro Sollima” di Marsala ospiterà un evento davvero speciale, che per la prima volta vedrà riuniti Rotary, Lions, Kiwanis ed ex Allievi Salesiani per un momento di cultura, fede e solidarietà, grazie al lavoro di ‘trait d’union’ svolto dall’avvocato Diego Maggio, a capo del Lions ma anche fulcro degli ex Allievi Salesiani che ha coinvolto gli altri Club Service in un momento unico per la Città. La serata avrà come protagonista l’attore e regista Giorgio Magnato, che presenterà il suo recital “Amore, questo sconosciuto”. Un evento che celebra anche il 60° anniversario di sacerdozio di Padre Giuseppe Ponte, ex Arciprete della Chiesa Madre di Marsala, alla presenza del Vescovo Angelo Giurdanella.



L’ingresso sarà a offerta libera, e l’intero ricavato verrà devoluto alla missione di Padre Mario Pellegrino nel Sud Sudan. Come sottolinea Magnato, “Amore, questo sconosciuto” è un viaggio attraverso il sentimento di amore, quello che oggi sembra latitare. L’attore, con la sua maestria, guiderà il pubblico in una riflessione profonda su come, verso chi e da chi, possiamo indirizzare questo amore. “Aprirò il recital con la poesia L’uomo del mio tempo di Quasimodo – afferma Magnato – un testo che incarna la solitudine e il tormento dell’uomo moderno che cerca un senso in un mondo insensato. Continuerò poi con Il rospo di Victor Hugo, che ci racconta dell’amore per gli animali, indifesi e vittime di un mostro che si chiama indifferenza”. San Francesco e il lupo di Gubbio di Angiolo Silvio Novaro riflette sull’amore che supera i confini della specie umana.
Magnato, ripercorrendo la sua esperienza personale con Padre Giuseppe Ponte, ricorda: “Ricordo ancora quando, parlando di Giovanni Papini, ci siamo ritrovati. Preghiera a Cristo è un grido, una supplica, una ribellione, un’esplosione di impotenza e di speranza. Racchiude dubbi tormentosi, ma anche una speranza che resiste nonostante la disperazione, una lotta continua tra la razionalità e la passione, tra la ferocia e la sottomessa umiltà, in una fusione di prosa, poesia e musica”: “Qui Papini – dice Magnato – è come Atlante che si carica sulle spalle le angosce dell’umanità, proprio come Cristo sulla croce. E’ come un’opera orchestrale, con i suoi vari tempi: dal piano al forte, dal veloce al lento, in una danza di emozioni. Scritta nel 1921, è molto attuale oggi. È un appello perché quell’uomo, che ha promesso di restare con noi fino alla fine dei tempi, torni, anche solo per un istante, tra quelli che lo hanno ucciso e continuano a ucciderlo”.