In un panorama politico in fermento, il Movimento 5 Stelle affronta una fase cruciale della sua evoluzione, segnato dal dibattito interno tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo, e dalle sfide locali che riflettono i problemi strutturali dell’Italia e, in particolare, della Sicilia. Cristina Ciminnisi, deputata del Movimento 5 Stelle, nata a Mussomeli in provincia di Caltanissetta ma misilese d’adozione, racconta la sua esperienza e le prospettive politiche del Movimento. Le sue parole rivelano un bilancio intenso dei primi due anni all’Assemblea Regionale Siciliana, ma anche una visione chiara sul ruolo futuro del M5S come forza politica innovativa e indipendente.
Qual è il futuro del Movimento 5 Stelle dopo le recenti elezioni e la call tra Conte e Grillo? Quali sono, secondo lei, le prospettive e le sfide più rilevanti per il Movimento nel breve e lungo termine?
“La principale sfida è quella di recuperare la fiducia degli elettori del Movimento che hanno deciso di tornare all’astensionismo e che non hanno trovato nessuna forza politica da cui si sentono rappresentati. L’altra sfida, sul lungo periodo, è andare al governo della regione e del Paese con un programma chiaro in cui il Movimento 5 Stelle continui a essere una forza innovativa, senza rinunciare ai propri principi ma adattando la propria azione al mutato contesto sociale, economico e anche politico, che vede oggi una nuova polarizzazione tra le forze di governo e quelle di opposizione. E che in quest’ultimo caso vede una predominanza numerica del PD, dal quale però il Movimento non intende farsi fagocitare, ma rispetto al quale vuole rimanere indipendente e forza di riequilibrio e di proposta”.
Come interpreta il dibattito interno tra Conte e Grillo sulla natura del Movimento? Qual è la sua opinione sull’evoluzione in atto e sul “processo costituente” lanciato recentemente?
“Credo che l’evoluzione sia un processo fisiologico per un movimento politico che ha 15 anni di storia e che è nato in un momento storico e politico completamente diverso da quello attuale. Il percorso costituente è stato un grande esercizio di partecipazione, in cui la comunità degli iscritti si è confrontata per mesi e ha confermato, infine, la leadership di Giuseppe Conte. Grillo ha ritenuto di esercitare le proprie prerogative statutarie come garante chiedendo la ripetizione delle votazioni che riguardano la sua permanenza nel Movimento con questo ruolo e si rivoterà dal 5 all’ 8 dicembre. La volontà degli iscritti, però, è emersa dalle consultazioni online in modo inequivocabile e ha tracciato un percorso chiaro per il Movimento 5 Stelle del futuro: un movimento progressista, con una identità forte e che vuole continuare a mettere gli individui più fragili al centro dell’azione politica dentro le istituzioni”.
Che bilancio farebbe dei suoi primi due anni all’Assemblea Regionale Siciliana? Quali sono stati i risultati più significativi raggiunti e quali le sfide ancora aperte?
“Sono stati due anni intensi soprattutto all’interno della Commissione Ambiente Territorio e Mobilità. Ci siamo mossi sulla legge che riguarda le nuove norme urbanistiche, riuscendo a fermare il tentativo di sanatoria nei 150 metri dalla battigia, spingendo per l’abbattimento delle case abusive dei mafiosi, e fermando la norma che mirava semplicemente a “contenere” anziché ad azzerare il consumo di suolo, in nome della perequazione e di una inesistente rigenerazione urbana. A Trapani, il mio impegno per un uso responsabile della pianificazione si è estrinsecato in una battaglia contro opere come il sottopasso ferroviario, la ZES, la lottizzazione delle saline collegio. Opere che vanno in tutt’altra direzione rispetto alle quali abbiamo espresso pubblicamente anche la nostra posizione, cercando di favorire una convergenza anche degli ordini professionali e delle associazioni per cercare di fermare quello che riteniamo un uso scellerato della pianificazione urbanistica. In termini di risorse economiche, il maggiore risultato è quello di avere assicurato 5 milioni per i ristori ai cittadini trapanesi e misilesi colpiti dalle alluvioni del 2022, sebbene le procedure non siano stati veloci come avevo auspicato. Poi ci sono alcuni interventi su opere pubbliche del territorio e sull’edilizia scolastica, con centinaia di migliaia di euro destinati a scuole della provincia escluse da ogni altro finanziamento. Infine, la mia battaglia per l’acqua in provincia di Trapani, e il tentativo di sbloccare lo stallo in cui è l’ATI di Trapani per la mancata individuazione del gestore, con conseguente perdita di risorse economiche. La sfida più complessa è quella quotidiana che, in Commissione Unione Europea, portiamo avanti sui fondi strutturali europei e sulla programmazione del Fondo Sviluppo e Coesione 2021-2027: il nostro costante monitoraggio è focalizzato sull’importanza di non perdere altre risorse, com’è successo nella scorsa programmazione, tanto per i fondi del FESR, che sarebbero stati vitali ad esempio per gli investimenti nel settore dell’idrico, quanto per i fondi del PSC, persi per più di 300 milioni di euro. Per non parlare del PNRR, in cui la percentuale di spesa resta ancora molto bassa e per alcuni interventi, quello sulla Colombaia ad esempio, siamo riusciti ad accendere i riflettori dell’Assessorato ai Beni Culturali in un momento in cui sembrava esserci in atto un tentativo di deviare i lavori di restauro verso finalità molto diverse da quelle previste”.
Come giudica l’attuale governo regionale siciliano? Ritiene che il governo abbia agito efficacemente per affrontare i problemi strutturali della regione?
“Per stessa ammissione dei partiti che sostengono Schifani, questo governo si considera in continuità col governo Musumeci. Governano la Sicilia da 7 anni; eppure, i problemi strutturali si sono solo aggravati nonostante abbiano avuto tutto il tempo di programmare gli interventi. Caso emblematico è la crisi idrica, che non è solo frutto della siccità che ha colpito la Sicilia, ma soprattutto frutto di una mancanza di programmazione adeguata delle risorse, di manutenzione del sistema degli invasi, delle condotte idriche tanto per uso potabile quanto per uso irriguo. Questo Governo, che pure ha avuto dalla propria la possibilità di maggiori risorse economiche e la concordanza di Governo con Roma, di fatto non ha segnato alcun punto a suo favore. Anzi, in alcuni casi questa sta portando a una sottrazione di risorse, nel silenzio complice di Schifani, come quello sull’autonomia differenziata che rischia di aumentare il divario su scuola e sanità. Anche su quest’ultima, il Governatore si vanta di aver abbattuto le liste d’attesa quando le vicende quotidiane che vivono i siciliani raccontano di ospedali al collasso in cui mancano i medici, di viaggi della speranza per curarsi al Nord e di una medicina territoriale, finanziata dal PNRR, di cui non c’è traccia. Lo spopolamento delle aree interne e il calo demografico costante indicano che non c’è mai stata una inversione di tendenza; quindi, il giudizio non arriva neanche alla sufficienza”.