Giovanni Lombardo, il tuo tempo è scaduto. Il mio è incalcolabile, ma non credo dimenticato. Il tempo contiene tutti i nostri tempi: quello dell’arrivo e della partenza. Anassimandro diceva che siamo presenti tra due assenze: una prima dell’arrivo e una dopo la partenza. E tuttavia la nostra memoria, come quella del tempo, conserva la presenza degli amici-fratelli, quella con cui ha condiviso affinità e idealità utopiche. Come quel Foscolo che – ai primordi del secolo scorso, nella tua casa paterna, insieme con altri compagni (ubriachi di poesia), tu barcaiolo e suggeritore – leggevamo, vorrei essere capace di scrivere per te un altro “In morte del fratello Giovanni”. Ma non ne ho né i poteri né la potenza.
Ti lascio però con il mio silenzio contratto di pensieri e azioni già temporalizzati: quello che non dimentica niente dei sogni e delle lotte che, fermi e decisi, ci hanno visto insieme nei momenti contro la tristezza dei “tempi bui”. Vorrei dire tutti i nomi dei luoghi che ci hanno ci hanno visto “compagni di strada caminando” o “caminando compagni di strada”, come alle “Giubbe rosse” di Firenze (29 0TT0BRE 2003), ci ricordava il poeta Massimo Mori. E come dimenticare le marce della pace a Comiso o le iniziative per i palestinesi a Marsala e a Mazara del Vallo durante gli “Incontri fra i popoli del Mediterraneo” … E come dimenticare il tuo volto sempre disponibile agli incontri e al dialogo …
Salut, amico-fratello, non addio
Antonino Contiliano